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domenica 28 aprile 2013

Un film di Guido Lombardi con Salvatore Ruocco


mercoledì 27 febbraio 2013


Che emozione girare nell'acquedotto del Serino, nel Tunnel Borbonico, nell'ex Lanificio...



Il tempo è un elemento imprescindibile quando si realizza un film. Tutto ciò che avviene davanti e dietro la macchina da presa gira attorno allo scorrere inesorabile dei minuti. Eppure non per tutti è lo stesso. Anzi, sembra che esistano addirittura differenti fusi orari. Se da una parte c’è chi sente perennemente in ritardo, accanito sostenitore del motto “il tempo è denaro”, dall’altra, invece, c’è chi necessita di maggior calma per dare spazio alla propria espressione artistica. Se poi ci si mettono location tanto suggestive quanto complicate, la forbice che divide le due parti si allarga a dismisura provocando inevitabili tensioni.

La quarta settimana di riprese di Take Five è iniziata e si è conclusa con una strana maledizione che sembrava non voler abbandonare il set. Spesso, dopo aver preparato la scena e le brevi prove degli attori guidati da Guido Lombardi, alla chiamata di “motore” del primo ciak saltava la corrente elettrica. Soltanto all’inizio, poi filava tutto liscio. Eppure le difficoltà per girare sono state molte, quasi tutte legate ai luoghi in cui si girava. Andiamo con ordine. 

Le riprese iniziano lunedì negli enormi serbatoi in tufo, con volte alte oltre i dieci metri, nell’acquedotto del Serino. Uno spettacolo da mozzare il fiato. Però, per quanto sia un luogo quasi fiabesco, scendere in posti simili vuol dire trasportare cavi e attrezzature per decine e decine di metri in pantani d’acqua. Fortunatamente per girare la scena Gaetano Di Vaio è stato adeguatamente vestito dallo staff del reparto costumi.

Gaetano Di Vaio nell'acquedotto del Serino

Lo stesso è accaduto mercoledì, quando ci si è spostati nel tunnel borbonico. Camminando lungo strette gallerie, tra scheletri d’auto e di moto antiche, resti di statue passate, la troupe si è spinta sempre di più nel sottosuolo ma lo spettacolo ne ripagava appieno la sopportazione. Non appena raggiungo il set, noto che lo strumento più utilizzato è un piccolo phon celeste. Uno di quelli per asciugare i capelli. Solo che questa volta il getto caldo è diretto sulle lenti degli obiettivi della camera, costantemente appannati dall’umidità che gocciola dalle volte in pietra. È l’assistente alla fotografia Salvatore Landi che, diligentemente piegato sulle ginocchia in un angolo di una piccola grotta, asciuga con pazienza obiettivo per obiettivo. Ma, oltre il rumore del phon, il set sembra insolitamente silenzioso. Niente istruzioni di Guido Lombardi o del suo aiuto Sergio Panariello. Mi sporgo poco avanti infilandomi in un passaggio stretto e buio. Urto qualcuno che mi proietta il fascio di luce di una torcia in faccia. Sono Salvatore Ruocco con Sasà Striano, entrambi eccitati dall’idea di girare in un luogo simile. Continuo a camminare ed ecco che trovo gli altri in un cunicolo, dove non si riesce nemmeno a stare in piedi. Ci sono Guido e l’operatore Luigi Scotto. Poco più avanti, in fondo al tunnel, Gaetano Di Vaio con una piccola piccozza in mano sembra incastrato. È preceduto daPeppe Lanzetta e Carmine Paternoster, sdraiati sulla terra fredda e bagnata del cunicolo. 

Nel tunnel borbonico
Altra terra c’è stata anche martedì, quando si è girato in un anfratto dell’ex Lanificio vicino Porta Capuana. Ma qui, più che un problema di umidità o profondità, si è dovuto fare i conti con una signora amante della musica napoletana a tal punto che dalla sua casa, posizionata vicino al luogo delle riprese, lo stereo acceso a tutto volume generava un effetto “concerto”. Per fortuna, una volta informata delle riprese in atto, ha avuto la gentilezza di abbassare, per buona pace delle orecchie del fonico Daniele Maraniello.

Sasà Striano nel Lanificio


Carmine Paternoster nel Lanificio


Dopo tanto sprofondare nell’entroterra napoletano, la settimana si è chiusa all’interno del caveau della banca magistralmente ricostruito dal reparto di scenografia all’interno di Piazza Telematica, a Scampia.  

Peppe Lanzetta, Salvatore Ruocco, Guido Lombardi e Gaetano Di Vaio nel caveau della banca

Ma la sicurezza degli interni è durata soltanto un paio di giorni. Lunedì, infatti, si è ricominciato con gli esterni,nella galleria Principe dove si sviluppa una delle scene più intense ed emozionanti del film. Uno di quei momenti che ti attaccano alla poltrona facendo dilatare il tempo. 
(Giorgio Caruso, con le foto di Tiziana Mastropasqua)

Salvatore Ruocco nella galleria Principe

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