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Avverbi, Diverbi e sentimenti...

venerdì 31 gennaio 2014

I ricordi di Cinzia...




























Mio Padre











































Mi insegnò il colore delle stelle
la luce del mare
con la tristezza dolce della memoria.

Mi condusse per stradine bianche
raccontandomi storie
come fiabe.

Cercando cose amate e perdute
sorrideva
triste
come se fosse solo.

Ed io l'amavo
zitta
come fanno i bambini...





giovedì 30 gennaio 2014

Piccolo seme nero di Marcellina Ruocco - 2012 - Firenze

PRESENTAZIONE DI “PICCOLO SEME NERO” A FIRENZE DI DANIELA DOMENICI

30 giugno 2012






Il libro è stato inserito a memoria nella biblioteca del blog.

sabato 25 gennaio 2014

Un racconto di Marcellina Ruocco.

Stai guarendo – mi dice. Passeggio per Roma notturna. Lui coi suoi capelli bianchi; Lui il mio eterno fidanzato.

Mio cugino Ruocco lui mi abbraccia e sogna tutto quello che farebbe se avesse 70 milioni. I miei tacchetti s’ incastrano nei sanpietrini. Resto sospesa assaporando il piacere dell’incapacità, della necessità di essere aiutata perché un piedino di donna è meravigliosamente attraente per la mano di un uomo. Ecco, si abbassa, si china a liberarmi. Io, con le mie scarpette guardate e riguardate per un mese nella vetrina. - Non posso permettermi di spendere 150 euro.- Non posso. Ma quante cose non posso, io? Le voglio, quelle scarpette le voglio, quel piedistallo d’avorio per la mia femminilità rifiutata. La mia inutile bellezza trionferà contro ogni orribile realtà. Volerò sulle scarpette di velo come fossi il delicato fiocchetto a farfalla che congiunge il laccetto di pitone.

Sono una donna, io!.. – fu la sola cosa che dissi dopo il bacio improvviso , il bacio del risveglio, che in un lungo sospiro d’abbandono sciolse le lacrime.

Io, col mio vestitino nero profilato di bianco, 30 euro soltanto – l’anno scorso in un negozietto di Roma. Roma, Pescara, Salerno, Finlandia e ovunque sia scappata o scappi dalla sofferenza di non essere più amata. Io, donna ammirata , bella, intelligente, spigliata, simpatica. Sola.

Devo dimenticarlo. Mi avete convinto, ma io l’amavo e le sue braccia m’ hanno scaraventata lontano, come un gatto spelacchiato, come la bambola bionda che rifiutai quando m’imprigionarono nel castello buio dell’infanzia. Io, con la giacchetta appena comprata in un negozietto di Roma. Roma, Pescara Finlandia Salerno Genova; in fuga, sempre, dalla donna che lui non ama più, che lo imprigiona nel rimorso di volerla annullare, e per sempre, dalla sua vita.

Una giacchetta beige, come le mie scarpette, foderata, elegante, solo 50 euro.

Lui ha i capelli bianchi ed io gli voglio bene perché mi tratta come la sua principessa. Perché ha le mie radici: è Ruocco. Si china a liberare il tacchetto dai sanpietrini, mi abbraccia, mi consola con calde parole, con quel suo accento del sud, l’accento delle certezze, di mio padre, della mia bella adolescenza di fata.

Come sarebbero i miei capelli se non li tingessi? Ho un meraviglioso parrucchiere – Gabriele, l’arcangelo Gabriele - che per 70 euro mi restituisce la mia faccia, mi riaccende gli occhi. Che cifra enorme per le mie tasche! Non pago le multe, salto bollette e tasse. Potrei morire domani e voglio morire femmina, la più bella femmina morta! Vivi, mi dico, vivi! - Fai quel che vuoi, mi dicono, e guarirai dall’abbandono. Pensa a te stessa.

Lui continua a sognare: 3 milioni a te, un bel po’ ai miei figli, un paio all’amico andato in rovina e altrettanti alla moglie di lui che si consoli e non lo tratti troppo male.- A te ti porto in un atelier e tu compri vestiti, cappelli, scarpe, borse….mi sfili davanti e io guardo.

Rido, - E’ il sogno di ogni donna- dico. - E di ogni uomo - dice lui. Io che ho strisciato malvestita, spettinata, disfatta dalla sofferenza di non essere più amata, di non essere trattata da donna. Sarei così stupida da ricominciare. Invece no! Lui ha lo spirito del gran signore e io sono la sua principessa. Certo che voglio vivere! Il tempo si è accorciato e non ho soldi.

Ho comprato anche una borsa, 18 euro soltanto – cominciavo ad accusare sensi di colpa. Accanto a lui sono la fanciulla di quarant’anni fa; le trecce nere, gli occhi splendenti, il corpo infantile che adesso esplode ai fianchi, al seno, alle cosce, un corpo da letto, che il mio amore ha rifiutato.

Non posso farmi ingannare ed ingannare ancora.  Lui è solo il mio principe lontano e il castello dei sogni compare e scompare come in uno specchio girevole.

Sono sola, a parte una madre sofferente, una figlia così in gamba da farmi sentire una nullità – anche se ci ragiono e so che l’ho condotta io, passo passo, ad essere quel che è. Ho una gatta che non può essere lasciata sola, la dichiarazione dei redditi che prima o poi dovrò pur decidermi a fare.

Ma ora sono sulle scarpette; traballo sui sanpietrini, mi lascio abbracciare, corteggiare perché devo salvarmi e risognare e amarmi.


ERCHIE CosTiera piccoli Ruocco Piccolo seme nero



Marcellina Ruocco: attrice, poetessa, commediografa






Marcellina Ruocco











25 gennaio 16.05.16
Mio padre Alessandro Ruocco - ufficiale medico docente di igiene e poi direttore del laboratorio di analisi mediche a Firenze dal 1946 ql 1966
nato a Cerignola nel 1904 morto a Firenze nel 1966


Se mai da te non fossi nata....
ma in te...rimasta
ragazzo che sorridi sull'assolata terrazza
di un paese bianco!
Le belle braccia nude
nella foto antica.
Di me, nei tuoi pensieri
il dolce Nulla.
In te avrei vissuto, tra i profumi del sole
ulivi rosmarino limoni
ebbra di cose buone.
Non m'avresti narrato favole antiche
'..la nonna della luna...'
Un'altra bimba avresti carezzato
sotto il cielo stellato
assaporando fichi maturi.
E lunghe corse in bicicletta
...al mare al mare...
che così azzurro non è altrove.

Marcellina Ruocco


25/01/2014

venerdì 24 gennaio 2014

Michele Ruocco: reportage familiare 1

da sx: Gioacchino Ruocco e Michele Ruocco sul Lgm di Castellammare di Stabia  - 2013

Gerard Ruocco: paesaggi













Reportage 2 di Mike Ruocco















DELFINA: Il racconto di una storia familiare - della serie Ruocco si raccontano - Cap. 1

Delfina Ruocco

Mi sono spesso proposta di raccontarti un po’ di me, partendo dalla storia della mia famiglia, ma non riesco mai a trovare il tempo o la necessaria concentrazione. Ci provo adesso, magari con un pezzettino, un po’ alla volta, come se scrivessi capitoli di un romanzo.

Come ti ho detto tempo fa, io sono una Ruocco al quadrato, da parte di padre e di madre, perché i miei genitori avevano lo stesso cognome. Mio padre, Ruocco Francesco Saverio, era nato a Castellammare di Stabia il 1° ottobre 1922; mia madre, Pia Giovanna Ruocco, era nata a Murano (l’isoletta veneziana nota in tutto il mondo per la lavorazione del vetro) il 4 giugno 1921.

Mio nonno materno (che non ho mai conosciuto perché morto poco più che quarantenne, prima che mia madre si sposasse) si chiamava Alfredo Ruocco.

Era originario di Castellammare di Stabia e faceva il capitano di navi di lungo corso. Per un’avaria alla nave che capitanava, fu costretto a soggiornare diverso tempo a Venezia e in quel periodo conobbe mia nonna Maria Pinzan.

Si sposarono giovanissimi, e nell’arco di un ventennio misero al mondo ben 11 figli! Se mio nonno non fosse morto prematuramente, forse ora avrei un’altra ventina di cugini!+

Mia madre era la primogenita e come tale, dopo la morte del padre, venne spedita a Castellammare di Stabia per far visita ai parenti paterni e qui conobbe mio padre che, alla larga, faceva parte del parentado.

Non so dirti esattamente il grado di parentela, ma credo che mio nonno materno (Alfredo Ruocco) e mio nonno paterno (Carmine Ruocco) fossero figli di due cugini; fatto sta che i miei genitori portavano lo stesso cognome e discendevano da un ceppo comune.

I due giovani si innamorarono, ma erano lontani, l’uno al Sud e l’altra al Nord, e negli anni ’40 le distanze sembravano insormontabili.

A tenerli lontani ci si mise di mezzo anche la Seconda Guerra Mondiale che vide mio padre prima al fronte e poi prigioniero in Russia (se non ricordo male i suoi racconti), ma si tenevano in contatto (non so come, forse con lettere).


Suppongo che entrambi i miei genitori appartenessero a famiglie agiate, nel senso che - per quanto ne so - a quei tempi era privilegio di pochi poter frequentare le scuole ed arrivare addirittura agli studi universitari, cosa che invece a loro è stata possibile: mio padre era iscritto a Napoli alla facoltà di Giurisprudenza e mia madre a Venezia alla facoltà di Lettere e Filosofia. I loro sogni di gloria vennero smorzati, appunto, dalla guerra e - come tutti - dovettero ricostruire il loro futuro.


Francesco Saverio Ruocco, Pia Giovanna Ruocco e le sorelle di Pia Livia e Valeria

Pia Giovanna Ruocco e Francesco Saverio Ruocco 

Pia Giovanna Ruocco

Loredana Ruocco e la madre Pia Giovanna Ruocco a Castellammare di Stabia

Pia Giovanna Ruocco e Francesco Saverio Ruocco nel porto di Castellammare.

Finalmente, dopo anni di sacrifici e di peripezie, il 26 luglio del 1953 i miei genitori Ruocco Francesco Saverio (di Carmine e di Regina Di Massa) e Ruocco Pia Giovanna (fu Alfredo e di Maria Pinzan) si sposarono a Castellammare, nella chiesa di San Francesco.




Accettami come un fratello


Accettami nella tua voglia di vivere
come un fratello
che puoi stringere al cuore
senza vergognarti,
come un ricordo amico
che ravviva le tue giornate,
nella tua gioia di ridere
guardando in faccia
la realtà di oggi
dura come le pietre della strada,
senza accoglienze facili
stringendomi la mano
per tenermi fermo
per non doverti perdere
all'istante
come un sogno
che ho già fatto tante volte
e non si avvera mai

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido 04/04/2013