Così m'è apparsa ancora la montagna
dove andavamo a volte o il percorso che tentavamo
quasi per gioco da rifare per donarci
forse la gioia dell’incanto
che sentivamo a un passo e irraggiungibile: il cuore
sussultava ad ogni passo, ad ogni
svolta.
Ancor di più se il vento
dissipava la nebiuccia
che si formava quando il sole
riscaldava il sottobosco.
Non conoscevo e ancora non
conosco
tutte le gioie del paesaggio che
sotto appare improvviso
come se fosse il paradiso a
risvegliarsi dentro di noi.
Cosi m’è apparsa ancora la
montagna che sovrasta
la casa dove abitai bambino
ignaro dei suoi frutti
e delle voci degli alberi che
ancora l’affollano.
Non bisognava andarci, c’era l’orco,
il lupo
non so cos’altro c’era oltre all’uomo
che come una bestia voleva aggredirci
mentre
arrancavamo alla ricerca di
frutti nei cespugli.
Tenue era l’odore che ci
accompagnava nella salita,
gioiose le voci che poi si persero
in un grido disperato.
Eravamo senza più speranze e
ancora oggi io mi guardo intorno
quando sento un fischio, un
passo, un tramestio di foglie.
Sembrava persa la casa e il
paesaggio che diventò un dirupo
con quell’uomo che come un lupo
ci spingeva a valle.
Dentro sento il vento e i colori
spenti dalla paura,
un groviglio di gioia e di tormento
fino ad allora sconosciuto
senza un arnese appresso per
salvarmi fino a quando
non ripresi fiato e mi guardai
intorno per vedere se era
il verde o il giallo delle foglie
o quelle cose che uno coglie
da portare via senza saperne il
nome o cosa farne
o il profumo di un fiore che
languido sfiorisce
mentre tu passi senza soffermati
a pensare e non capisci
nelle narici la sua fragranza
mentre avanza la sera.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 29/11/2012 ore 18.00
Inserita nella raccolta “Fasicolo
personale”
L'immagine è stata presa dal sito "Libero Ricercatore"
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