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lunedì 19 novembre 2012

Attività marinaresca ad Agropoli negli anni passati



Momenti della pesca con la sciabica

Momenti della pesca con la sciabica


Nell’anagrafe del Blog ho rintracciato una quarantina di Ruocco con la mansione di “marinaro” a partire da Pietro, nato nel 1745 per arrivare a Francesco, nato nel 1900.

Le cronache di Agropoli hanno dato testimonianza dell’attività marinaresca svolta nel tempo da alcuni abitanti del paese pubblicando una pagina di Domenico Chieffallo tratta da “Agropoli, un paese e la sua gente” che fornisce  ragguagli sul modo di condurla sia nella pesca che nei trasporti marittimi di cui Agropoli aveva bisogno più di ogni cosa al mondo per mantenere i contatti commerciali con i maggiori centri  della regione sia per approvvigionarsi che per smerciare i prodotti locali in quanto le strade esistenti erano insufficienti alla bisogna.

L’attività di pesca utilizzava le tecniche allora conosciute: paranze, lampare, menaide,  sciabica e reti a maglie.

Nell’attività di trasporto dove c’era bisogno di barche di una certa grandezza adatte al trasporto  di materiali edili primeggiava Alessio di Giaimo proprietario di una barca lunga quaranta metri che effettuava viaggi per Salerno e Napoli e viceversa trasportando appunto mattoni, chiancarelle all’andata e generi alimentari al ritorno.

Altri padroni marittimi erano Andrea Vessicchio con i figli Antonio, Salvatore e Gaetano che trasportavano da Agropoli i prodotti della terra rifornendo Salerno e Napoli, caricando al ritorno i generi alimentari ordinati dai negozianti della zona.

Nella pesca erano impegnate invece le famiglie di Fedele Scotti, Carmine Scotti e quella di Giuseppe Ruocco che erano chiamati “i giacchetti” che, a volte, finivano per imparentarsi tra loro.

Le paranze misuravano trenta metri ed erano provviste di reti a strascico e la pesca di questo tipo veniva effettuata nel Golfo di Salerno.

Alla pesca con le lampare partecipavano invece più barche per la complessità delle operazioni da compiere. Venivano utilizzate barche cha al massimo raggiungevano la lunghezza di 9 metri con sei rematori e 2 barche più piccole con un rematore e un pescatore e a chiudere una barca  predisposta con i contenitori per il pescato.

Le lampare erano di proprietà o di imprenditori o di singoli pescatori. Trai più attivi c’erano  “Francesco Liguori, Carmine Scotti, Mario Scotti, Giovanni Botti, Vito Ruocco (detto l´Africano), Giuseppe Paris e Francesco Ruocco. Fra le seconde la “Cavallara” della famiglia Vincenzo Di Luccio, alle cui dipendenze, quale capo barca e capo pesca, era Giovanni Vitolo detto U´Massaro; la “Tre Stelle”, di proprietà di Giuseppe Siniscalchi, con capo barca e capo pesca Francesco Ruocco.”

La pesca con la menaide era praticata per la cattura delle alici per mezzo di una “rete verticale a maglie uguali che consentiva la cattura delle alici grandi tutte della stessa grandezza. Un pregio di tale tipo di rete era che le alici in esse impigliate scaricavano il sangue, sicché sul mercato erano particolarmente richieste. Tale tipo di pesca risultava essere introdotto in Agropoli da pescatori provenienti dalla Costiera Amalfitana: Andrea Vessicchio e i figli Antonio, Salvatore e Gaetano. “

La pesca a sciabica, come normalmente avviene, veniva praticata dalla spiaggia posta nella zona di San Marco dopo aver calato in mare la rete riportandone a terra  le estremità. Nella parte più estrema la rete ha un sacco capace di trattenere nelle sue maglie ogni forma di pescato che si aggira sotto costa. Viene tirata a terra da due gruppi di pari numero, all’incirca di 10 unità tra i quali veniva diviso il pescato o l’incasso della vendita secondo le regole stabilite dalla tradizione marinara.

In un’altra nota si è parlato di una crociera Agropoli-Roma per visitare la mostra della Rivoluzione in occasione del decennale della Marcia su Roma.

Alla Crociera presero parte a vario titolo e con aspettative diverse “ Vincenzo Ruocco soprannominato “Tragico”, capobarca; Andrea Botti, vice capobarca; Raffaele Cianfrone, membro dell’equipaggio, Eriberto Danchenhausen, membro dell’equipaggio.”
La partenza avvenne verso la fine di Agosto e la barca non superava i sette metri.. La traversata avvenne con tappe a Coroglio, Anzio e Fiumicino da dove l’equipaggio si trasferì al Palazzo dei Congressi in Via nazionale  dove visitarono la Mostra della Rivoluzione.
Nel viaggio di ritorno fecero nuovamente sosta ad Anzio poi a Sorrento e infine a Salerno e successivamente ad Acropoli dove furono accolti trionfalmente.

Un’altra nota, rintracciata in una tesi di laurea, mette a nudo  che molti briganti dell’epoca poterono sfuggire alla cattura grazie  ad un traffico clandestino intrapreso nella zona da alcuni padroni di barche a vela capaci di affrontare un viaggio fino a Marsiglia dove  i malviventi, rimanendo nella clandestinità, venivano imbarcati su navi mercantili che facevano scalo solamente in America.

Il giornale on line non parla di oggi, ma sarà nostro compito vigilare per poter appuntare le notizie che interessano la storia che in qualche modo stiamo cercando di scrivere.

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