Nell’anagrafe del Blog ho
rintracciato una quarantina di Ruocco con la mansione di “marinaro” a partire
da Pietro, nato nel 1745 per arrivare a Francesco, nato nel 1900.
Le cronache di Agropoli hanno dato
testimonianza dell’attività marinaresca svolta nel tempo da alcuni abitanti del
paese pubblicando una pagina di Domenico Chieffallo tratta da “Agropoli, un
paese e la sua gente” che fornisce ragguagli sul modo di condurla sia nella pesca
che nei trasporti marittimi di cui Agropoli aveva bisogno più di ogni cosa al
mondo per mantenere i contatti commerciali con i maggiori centri della regione sia per approvvigionarsi che
per smerciare i prodotti locali in quanto le strade esistenti erano insufficienti
alla bisogna.
L’attività di pesca utilizzava le
tecniche allora conosciute: paranze, lampare, menaide, sciabica e reti a maglie.
Nell’attività di trasporto dove c’era
bisogno di barche di una certa grandezza adatte al trasporto di materiali edili primeggiava Alessio di
Giaimo proprietario di una barca lunga quaranta metri che effettuava viaggi per
Salerno e Napoli e viceversa trasportando appunto mattoni, chiancarelle all’andata
e generi alimentari al ritorno.
Altri padroni marittimi erano
Andrea Vessicchio con i figli Antonio, Salvatore e Gaetano che trasportavano da
Agropoli i prodotti della terra rifornendo Salerno e Napoli, caricando al
ritorno i generi alimentari ordinati dai negozianti della zona.
Nella pesca erano impegnate
invece le famiglie di Fedele Scotti, Carmine Scotti e quella di Giuseppe Ruocco
che erano chiamati “i giacchetti” che, a volte, finivano per imparentarsi tra
loro.
Le paranze misuravano trenta
metri ed erano provviste di reti a strascico e la pesca di questo tipo veniva
effettuata nel Golfo di Salerno.
Alla pesca con le lampare
partecipavano invece più barche per la complessità delle operazioni da
compiere. Venivano utilizzate barche cha al massimo raggiungevano la lunghezza
di 9 metri
con sei rematori e 2 barche più piccole con un rematore e un pescatore e a
chiudere una barca predisposta con i
contenitori per il pescato.
Le lampare erano di proprietà o
di imprenditori o di singoli pescatori. Trai più attivi c’erano “Francesco Liguori, Carmine Scotti, Mario Scotti, Giovanni
Botti, Vito Ruocco (detto l´Africano), Giuseppe Paris e Francesco Ruocco. Fra
le seconde la “Cavallara” della famiglia Vincenzo Di Luccio, alle cui
dipendenze, quale capo barca e capo pesca, era Giovanni Vitolo detto U´Massaro;
la “Tre Stelle”, di proprietà di Giuseppe Siniscalchi, con capo barca e capo
pesca Francesco Ruocco.”
La pesca con la menaide era praticata per la cattura delle alici
per mezzo di una “rete verticale a maglie uguali che consentiva la cattura
delle alici grandi tutte della stessa grandezza. Un pregio di tale tipo di rete
era che le alici in esse impigliate scaricavano il sangue, sicché sul mercato
erano particolarmente richieste. Tale tipo di pesca risultava essere introdotto
in Agropoli da pescatori provenienti dalla Costiera Amalfitana: Andrea
Vessicchio e i figli Antonio, Salvatore e Gaetano. “
La pesca a sciabica, come
normalmente avviene, veniva praticata dalla spiaggia posta nella zona di San
Marco dopo aver calato in mare la rete riportandone a terra le estremità. Nella parte più estrema la rete
ha un sacco capace di trattenere nelle sue maglie ogni forma di pescato che si
aggira sotto costa. Viene tirata a terra da due gruppi di pari numero, all’incirca
di 10 unità tra i quali veniva diviso il pescato o l’incasso della vendita
secondo le regole stabilite dalla tradizione marinara.
In un’altra nota si è
parlato di una crociera Agropoli-Roma per visitare la mostra della Rivoluzione
in occasione del decennale della Marcia su Roma.
Alla Crociera presero
parte a vario titolo e con aspettative diverse “ Vincenzo Ruocco soprannominato “Tragico”, capobarca; Andrea
Botti, vice capobarca; Raffaele Cianfrone, membro dell’equipaggio, Eriberto
Danchenhausen, membro dell’equipaggio.”
La partenza avvenne verso la fine di Agosto e la barca non superava i sette metri.. La traversata avvenne con tappe a Coroglio, Anzio e Fiumicino da dove l’equipaggio si trasferì al Palazzo dei Congressi in Via nazionale dove visitarono la Mostra della Rivoluzione.
La partenza avvenne verso la fine di Agosto e la barca non superava i sette metri.. La traversata avvenne con tappe a Coroglio, Anzio e Fiumicino da dove l’equipaggio si trasferì al Palazzo dei Congressi in Via nazionale dove visitarono la Mostra della Rivoluzione.
Nel
viaggio di ritorno fecero nuovamente sosta ad Anzio poi a Sorrento e infine a
Salerno e successivamente ad Acropoli dove furono accolti trionfalmente.
Un’altra
nota, rintracciata in una tesi di laurea, mette a nudo che molti briganti dell’epoca poterono
sfuggire alla cattura grazie ad un
traffico clandestino intrapreso nella zona da alcuni padroni di barche a vela
capaci di affrontare un viaggio fino a Marsiglia dove i malviventi, rimanendo nella clandestinità, venivano
imbarcati su navi mercantili che facevano scalo solamente in America.
Il
giornale on line non parla di oggi, ma sarà nostro compito vigilare per poter
appuntare le notizie che interessano la storia che in qualche modo stiamo cercando
di scrivere.
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