È tra i banchi di scuola che è avvenuto l'incontro prolifico tra Alessandro Ruocco e Gheto Soffittaman, ma è tra chitarra e campionatore che è scattata la definitiva intesa, un'intesa che ha portato a "Me piace ccà", album composto da dieci brani dalla forte carica emotiva ed innovativa, dietro ognuno dei quali è palese un lavoro appassionato e minuzioso che li rende tutti d'impatto. Due teste pensanti e creative che traboccano riccioli fitti: una di Alessandro, cantautore e chitarrista da sempre, svezzato con la musica classica napoletana e poi cresciuto col rock, l'r'n'b, la bossa, l'altra di Gaetano (Gheto), fondatore, produttore, rapper e beatmaker della Soffitta Prod, incessante laboratorio di autoproduzione del Centro storico di Napoli che vanta all'attivo diversi lavori e varie collaborazioni. Le collaborazioni non mancano neanche in questo disco, infatti nomi come quello di Andrea Tartaglia, Nicola Caso, Kali (b-girl di "'E femmene") e Luk (pseudonimo di Enzo Colursi) si susseguono tra le tracce aggiungendo ancora completezza, eterogeneità e ritmo al sound del duo, arricchito dal contributo di Daniele Schirone al Sax, Nino Yambu alle percussioni, Vincenzo Stellano e Mattia Falco al basso. È Napoli la vera e unica protagonista dell'intero lavoro, una Napoli che emerge in tutte le sue ambivalenze, che, in "Annuro", sulla base dalle sonorità g-funk del producer francese Saoul Assassin, mostra un volto umano di uomo stanco, una volta tolta la maschera di Pulcinella. Una Napoli giovane che però è intrisa di voci antiche, che ascolta l'eco di canti ancestrali e riconosce l'urgenza di plasmarli nel presente, che vive i vicoli di Pino Daniele ma respira l'aria di tutto il mondo, da quella sotterranea dell'hip-hop underground a quella che dall'altro lato dell'oceano porta un blues caldo e profondo, continuando a ballare sul funk e sperimentare con l'elettronica. Per questo "me piace ccà", pezzo che dà il suo nome all'album e al primo singolo, racchiude questa filosofia già nel titolo, fuori da ogni banalità e retorica: è il fascino della contraddizione, il bello della bruttura, l'ammissione che ci sia più pace nella ricerca incessante che nella tranquillità.
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Alessandro Ruocco / Gheto |
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