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Avverbi, Diverbi e sentimenti...

domenica 24 luglio 2011

Ruocco ad Agerola


Dal Versante Napoli

Via Traforo

Via Traforo


Via Panoramica












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Nomi che accompagnano il cognome Ruocco: Alfonso, Angelo, Antonio, Attilio, Biagio, Bianca, Carmela Edmondo, Filomena, Giovanna, Giovanni, Giuseppe, Giuseppina, Gregorio, Guido, Italia, Lidia, Luca, Lucrezia, Luigi, Luisa, Maria, Matteo, Pasquale, Salvatore, Virginia, Vittorio, ecc.

Alcuni di essi svolgono attività commerciali (caseifici, elettrodomestici, salumifici) altri svolgono attività professionali, altri conducono (bad and breakfast), altri (bar)

Risidieno principalmente in

Via
Insediamenti
acampora  
1
Capasso
1
Casalone  
2
Caucelle  
4
Diaz  
2
Florio
1
Iovieno  
7
Locoli  
4
Madonna di Loreto  
1
Paipo  80051  
1
Pendola  
2
Piano  
2
Principe di Piemonte
3
S. Lorenzo  
1
Tuoro    
2
Villani  
1


Agerola è un comune italiano di 7.399 abitanti della provincia di Napoli in Campania
Agerola è posizionata sui monti Lattari ed è famosa per i suoi formaggi. La sede comunale è nella frazione di Pianillo. Agerola è di fatto l'unico comune della provincia partenopea, a parte quelli isolani, a non essere parte integrante dell'area metropolitana di Napoli, essendo contiguo invece ai comuni della costiera amalfitana.

La vocazione agricola del paese ha indotto a far risalire il toponimo al latino ager=campo, tuttavia esiste anche una seconda ipotesi avanzata dallo storico Matteo Camera secondo la quale il nome può anche derivare dalla voce latina aëreus nel senso di "luogo elevato".

Esiste anche un'altra tesi che farebbe derivare il toponimo da Jerula=gerla, forse per la forma a conca dell'altopiano su cui è eretto il paese. Ed infatti ancora oggi, Agerola in dialetto agerolese si pronuncia "ajerl".
Le prime tracce di presenza umana nel territorio risalgono all'età del bronzo (III-II millennio a.C.).
In epoca romana  la zona era ricca di "ville rustiche" soprattutto nella parte pianeggiante, per cui si suppone che fosse ampiamente coltivata data la posizione privilegiata.

In seguito ai danni arrecati dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., il suolo fu coperto da un metro e mezzo di pomici per cui si registrò un certo spopolamento anche se l'allevamento bovino dovette rimanere florente, tanto che nella seconda metà del II secolo d.C., Galeno, medico di Marco Aurelio e Commodo, nel "De metodo memendi" (V,12) vantava la bontà e le qualità terapeutiche del latte prodotto sui Monti Lattari (Lactarius mons) tanto che Cassiodoro (Variae, XI 10) scriveva tra il 533 ed il 537 d.C. che il re dei Goti aveva ordinato ad un suo servo di ricorrere ai "rimedia lactarii montis", poiché le cure dei medici non gli giovavano.

Nei secoli centrali del medioevo la conca di Agerola si ripopolò e sviluppò nei suoi 5 casali: Campulo, Memoranum, Planillum, Ponte e San Lazzaro, parallelamente al rifiorire della Costiera e al costituirsi del Ducato Amalfitano. Divenne parte integrante del territorio di Amalfi con cui condivise gli scambi commerciali che la collegavano all'intero Mediterraneo, a Bisanzio e, ovviamente, a Napoli. Divenne sede di una manifattura di tessuti in seta in cui gli agerolesi divennero specializzati.
Nei secoli che seguirono, il comune entrò a far parte del Regno di Napoli di cui seguì le alterne vicende fino all'Unità d'Italia.

Nel settecento Agerola visse un periodo assai prospero, durante il quale si verificò una riduzione delle tasse, un miglioramento delle condizioni economiche, che è attestato dalla crescita esponenziale del numero dei suoi abitanti e dal forte calo del brigantaggio.

La condivisione delle idee ispiratrici della Rivoluzione Francese da parte dei nobili agerolesi residenti a Napoli, fecero in modo che Agerola aderisse subito alla costituzione democratica della repubblica partenopea, tanto che venne piantato nello spiazzo antistante la chiesa Madonna di Loreto, nella frazione Campora, un tiglio, simbolo di libertà, che da allora è stato sempre ripiantato.

Nel XIX secolo la figura dominante fu il generale Paolo Avitabile che costruì la sua fortuna servendo prima l'esercito borbonico, poi il Maharajah di Lahore. Nel 1854 il generale ottenne la scissione di Agerola dalla provincia di Salerno, Principato Citeriore, per aggregarla a quella di Napoli. La città venne separata dal territorio di Amalfi con cui aveva condiviso secoli di storia e restò ad esso collegato solo attraverso l'arcidiocesi.


                                                         Versante Costiera amalfitana











Pasquale Ruocco - All' Inferno: Schiara juorno








Dall'Inferno di Pasquale Ruocco puoi leggere anche

All'Inferno 1  del 28/05
All'Inferno 2  del 29/05
All'Inferno 3  del 01/06
All'Inferno 4  del 01/06
All'Inf del 05/06

venerdì 22 luglio 2011

Luara Ruocco : attrice




dal 10 al 29 aprile

La casa di famiglia

di Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli,
Augusto Fornari e Toni Fornari
regia di Augusto Fornari

Cosa succede tra quattro fratelli quando uno di loro propone di vendere la “casa di famiglia?”

Protagonisti di questo nuovo spettacolo saranno tra gli altri:
Roberto Ciufoli, Antonio Petrocelli, Giancarlo Ratti, Laura Ruocco.

Laura Ruocco: attrice

La nuova squadra 2011 – 2012



giovedì 21 luglio 2011

Ruocco in Germania

Mi piacerebbe conoscere quelli che mi seguono dalla Germania e stabilire con loro un dialogo che potrebbe dare frutti interessanti, curiosare nelle loro vite e poterli presentare agli altri visitatori del blog.

Un pò di coraggio e la cosa diventerà sicuramente una realtà che vi permetterà di dare corpo alle vostre aspettative.

Non vado oltre. Se avete delle storie da raccontare, raccontatele pure, vi accoglierò volentieri. Ormai le vostre visite sono diventate quasi quotidiane e di numero consistente.

Il mio volto lo conoscete, fatemi conoscere il vostro e le vostre vite se ritenete di doverlo fare, poi decideremo se pubblicarle.

Comunque, ciao. E grazie delle vostre visite quasi quotidiane.

Gioacchino Ruocco

mercoledì 20 luglio 2011

Ruocco Pasquale : A l o e





insieme




Aloe ferox

Aggiungi bromii



Aloe parvula



Aloe secundiflora



Aloe pillansii

Aloe pillansii



Aloe ferox


Aloe vera


                                                                        Aloe lineata






Si ringrazia per la disponibilità 



Note
L'Aloe vera (sin. Aloe Barbadensis Miller) è una pianta succulenta della famiglia delle Aloeacee che predilige i climi caldi e secchi.
In Europa, le uniche coltivazioni di una certa estensione si trovano in Spagna. Ne stanno sorgendo anche in Italia meridionale, ma sono ancora di dimensioni limitate. Le coltivazioni spagnole, essendo la Spagna membro dell'Unione Europea, sono obbligate a rispettare norme di produzione molto più stringenti rispetto agli altri Paesi, garantendo così un prodotto di qualità migliore.
Nel mondo, l'aloe è coltivata in Africa, Australia, America settentrionale, America centrale, Russia, Giappone.
Spagna, Grecia e Israele possono attualmente essere considerate le migliori zone di produzione e approvvigionamento al mondo.

La moltiplicazione dell'aloe avviene per seme o per divisione dei polloni che si formano alla base  

L'uso dell'aloe è molto antico, come testimoniato dal testo cuneiforme di alcune tavolette d'argilla ritrovate sul finire dell'Ottocento da un gruppo di archeologi nella città mesopotamica di Nippur, nei pressi di Bagdad, Iraq, e databili attorno al 2000 a.C. Nel testo si legge "... le foglie assomigliavano a foderi di coltelli". Da questa osservazione di archeo-botanica si evince la conoscenza da parte degli Assiri della pianta e di alcune sue proprietà, e il loro impiego della varietà di aloe barbadensis Miller, meglio nota come Aloe Vera.
Lo studio sistematico di questa pianta tuttavia iniziò solo nel 1959, grazie a un farmacista texano, Bill Coats, che mise a punto un processo per stabilizzare la polpa aprendo la strada alla commercializzazione dell'aloe senza più problemi di ossidazione e fermentazione. Parallelamente il governo americano dichiarò ufficialmente le proprietà curative di questa pianta per il trattamento delle ustioni. Da allora gli studi sull'Aloe sono molto attivi in tutto il mondo.
Da un punto di vista chimico, si possono distinguere tre grandi classi di componenti nell'aloe: gli zuccheri complessi - in particolare glucomannani tra cui spicca l'acemannano - nel gel trasparente interno, con proprietà immuno-stimolanti; gli antrachinoni nella parte verde coriacea della foglia, ad azione fortemente lassativa, e svariate altre sostanze di grande valore nutritivo, antinfiammatorio, antimicotico, analgesico, come sali minerali, vitamine, aminoacidi, acidi organici, fosfolipidi, enzimi, lignine e saponine...

Fioritura

 
Infiorescenza   

                         

domenica 17 luglio 2011

Pacche secche

 




Le pacche secche in Calabria erano le mele tagliate a metà e messe a seccare al sole, definite cibo per poveri; altra notiza le cita a proposito della Quaresima " che viene presentata con la tipica filastrocca: ”Quaresima secca secca ca se magne pacche secche, le ricietti dammmenne una me schiaffai nu cinqu’frunni, le ricietti rammenne n’ata me schiaffai ‘na zucculata” (Alberto Virgulto da Sessa Aurunca) senza indicare una ricetta.

La ricerca è continuata senza darmi quel conforto che cercavo. Tutte le notizie scaturite dalla ricerca portavano in direzione di frutta messa ad asciugare al sole o di prodotti singoli, ma nessuna mi ha dato quel conforto che cercavo sulla ricetta che sto per segnalarvi.

Quando l'appresi ero un ragazzino di cinque o sei anni, mi trovavo presso la famiglia di mia madre che a Torre centrale conduceva in affitto alcuni moggi di terreno agricolo dai quali tiravano il loro sostentamento.

Un giorno d'estate notai una delle mie zie mettere al sole su un piano di legno pezzi di melanzane ricavati da quelle che non venivano inviate al mercato perchè in parte rovinate, delle zucchine  che si trovavano nelle stesse condizioni e una pianta grassa che chiamavano "purchiacchielle" che estirpavamo da solchi che curavano ma commestibile, che giunge sulle tavole partenopee sempre in unione con un’altra erba/insalata detta arucola (rughetta). La pianta ha un fusto ramoso e piccoli fiori gialli ed è della famiglia delle Portulacacee.

Ogni volta che passava davanti a quel piano rivoltava le cose messe ad asciugare per evitare le muffe che avrebbero inevitabilmente prodotte le parti in ombra. A sera le copriva con un panno di tela e ritirava il piano, che non era molto grande, in cucina dove l'aria era ricambiata attraverso la finestra di riscontro posta in cima alla parete di confine con la proprietà adiacente.

La nonna era molto severa sugli incarichi che affidava ad ogni figlia, la maggioranza erano donne, che cercava di addestrare in questo modo alle responsabilità della vita. Eravamo appena usciti dalla guerra e la campagna, posta in prossimità della ferriera, aveva sopportato bombardamenti di ogni sorte anche in pieno giorno. Il recupero delle aree produttive proseguiva alacramente, ma i prodotti ancora esigui venivano inviati principalmente al mercato. Quelli di scarto invece venivano utilizzati in tutti i modi possibili per la parti ancora commestibili per cui i ripiani diventarono più di uno e l'area intorno casa  diventò quell'estate un imoianto di essiccazione a cielo aperto.
Quando i prodotti avevano persa tutta l'acqua che includevano venivano messi in sacchette di tela che venivano poi appese in un locale molto ventilato ed ispezionate continuamente.

Quella miscellanea la mangiai ai primi freddi d'inverno. Ne ammollarono nell'acqua bollente una buona chilata e dopo averla sgocciolata la passarono in padella dove avevano messo a cuocere i pomodori presi da quelli che avevamo appesi per la conservazione. assieme a un aglio e un poco poco di peperoncino.

Ultimata la cottura ognuno di noi ricevette la porzione che desiderava e mangiai per la prima volta le pacche secche prima con una certa diffidenza e poi con una certa ingordigia in quanto il sapore del pomodoro le rendeva eccessivamente saporite e gustose.

La nonna mi guardava con occhi increduli anche se sapeva che ero di bocca buona e non rifiutavo mai niente.

Ad un certo punto, quando vide che raccoglievo il sugo residuo dal piatto con pezzetti di pane, mi chiese se mi erano piaciute, risposi con una domanda che la lasciò sbalordita: - Le fai domani un'altra volta ?

E' una vita che non le mangio. Della famiglia di mia madre sono rimaste ancora due sorelle e un fratello, ma non hanno più voglia di riandare alle loro origini, di riproporre pe esperienze passate.


Quando mi faccio avanti con questi ricordi mi guardano in maniera interrogativa e il più delle volte mi rispondono dicendo: - Ma chi ce l'ha più il tempo per fare certe cose. I tempi sono cambiati. La gente vuole altre cose da mangiare. I figli me le tireebbero appresso.