Coronavirus, quanti ceppi circolano e perché si diffonde ancora
In Italia continuano a nascere focolai di coronavirus.
Gli esperti provano a chiarire quando è arrivato nel nostro Paese e quanti
ceppi sono circolati
L’epidemia
di coronavirus in
Italia non ha ancora cessato di diffondersi, e continuano
ad emergere quasi su base quotidiana nuovi focolai. Secondo quanto riporta il
Corriere della Sera, Massimo Galli, primario di malattie infettive
dell’ospedale Sacco di Milano, ha affermato: “Crediamo che Sars-CoV-2 sia
entrato in Italia intorno al 25-26 gennaio, attraverso una serie di
contatti non ricostruibili”.
Coronavirus, quanti ceppi circolano
in Italia
Circa un
mese dopo, è stato identificato il paziente uno in Italia, a Codogno, ed è
ufficialmente iniziata la fase emergenziale. Secondo uno studio dell’Università
Statale di Milano, sono due i ceppi che si sono diffusi nel
nostro Paese: uno è il B1, proveniente dalla Germania e prima ancora da
Shanghai, e il secondo è il ceppo B, assimilabile a quello originario di Wuhan.
Un altro
studio promosso dalla Fondazione Cariplo e realizzato da ricercatori
dell’Ospedale Niguarda di Milano e del Policlinico San Matteo di Pavia ha
invece provato a spiegare cosa sia successo in Lombardia e perché è stata
la regione più colpita.
Coronavirus, come si è diffuso in
Lombardia
Carlo
Federico Perno, direttore dell’Unità di Microbiologia all’Ospedale pediatrico
Bambino Gesù di Roma, ha affermato al Corriere della Sera: “Abbiamo analizzato
le sequenze virali di 350 pazienti. Lo studio ci ha permesso di
identificare due catene di trasmissione virale: la A, più rapida
nell’espandersi, si è diffusa nel nord della regione (Bergamo, Alzano, Nembro).
La B ha caratterizzato l’epidemia del sud (Lodi e Cremona)”.
“Le
differenze che abbiamo identificato tra i ceppi sono minime – ha spiegato Perno
– 7 mutazioni su un totale di circa 30mila basi di genoma virale. Questo offre
delle speranze in merito alla possibilità di arrivare a un vaccino.
I coronavirus, per le loro caratteristiche biologiche, variano poco. C’è però
un problema: l’infezione porta alla produzione di anticorpi, ma non sempre
genera un’immunità neutralizzante efficace”.
Coronavirus, perché continua a
diffondersi
Sul perché
il coronavirus continui a diffondersi, ha provato a fare chiarezza Massimo
Galli: “L’80% delle infezioni è causata da superdiffusori asintomatici,
mentre la maggior parte dei positivi attuali trasmette il virus poco e male.
Purtroppo non abbiamo un test che possa stabilire quanto è contagioso un
paziente”.
Un altro
studio ha invece provato a spiegare perché al Sud e
sulle isole il coronavirus ha avuto un impatto più contenuto,
individuando due geni che potrebbero, al contrario, averne favorito la
diffusione al Nord.
VIRGILIO NOTIZIE | 24-07-2020 07:31
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