Digiuno ecclesiastico
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il digiuno ecclesiastico è il digiuno praticato dai cattolici come forma di penitenza durante alcuni giorni dell'anno (detti appunto giorni penitenziali). Le più recenti norme di questo digiuno sono state scritte da Paolo VI nella Costituzione Apostolica del 17 febbraio 1966, dettagliate nel Codice di Diritto Canonico , e possono essere ulteriormente determinate dalle Conferenze Episcopali.
Le norme riguardo a digiuno e astinenza[modifica | modifica wikitesto]
Attualmente i fedeli cattolici dei vari riti latini sono tenuti contemporaneamente sia al digiuno ecclesiastico che all'astinenza dalla carne due volte l'anno, il Mercoledì delle Ceneri (per il rito ambrosiano il primo venerdì diQuaresima) e il Venerdì Santo. Sono tenuti alla sola astinenza dalle carni in tutti e singoli i venerdì dell'anno, purché non coincidano con un giorno annoverato tra le solennità dal calendario liturgico della Chiesa cattolica. L'obbligo del digiuno inizia a 18 anni compiuti[1] e termina a 60 anni incominciati; quello dell'astinenza inizia a 14 anni compiuti. Tuttavia, i fedeli sono dispensati dall'obbligo del digiuno e dell'astinenza in taluni casi.
La regola del digiuno obbliga a fare un solo pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate[2]. L'acqua e le medicine sia solide sia liquide si possono assumere liberamente.
La regola dell'astinenza dalle carni non proibisce di consumare pesce, uova e latticini, ma proibisce di consumare, oltre alla carne, cibi e bevande che ad un prudente giudizio sono da considerarsi come particolarmente ricercati o costosi.
I parroci possono, per giusta causa, dispensare i singoli fedeli o le famiglie dall'osservanza del digiuno e dell'astinenza, o commutarlo con altre opere pie.
L'insieme di queste norme costituisce il 4°[3] dei cinque precetti generali della Chiesa ("In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno") che ha come fine di garantire ai fedeli il minimo necessario nell'impegno penitenziale (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n° 2041); tuttavia "per legge divina, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza, ciascuno a proprio modo" (can. 1249 del Codice di Diritto Canonico), specialmente nel tempo penitenziale dellaQuaresima; i Vescovi italiani hanno suggerito, a tal proposito, nuove forme di penitenza accanto a quelle tradizionali, come l'astensione dal fumo e dalle bevande alcoliche, dalla ricerca di forme smodate di divertimento, dai comportamenti consumistici, il digiuno dalla televisione.
Il canone 919 del Codice di Diritto canonico obbliga poi tutti i fedeli che vogliono ricevere l'Eucaristia ad astenersi "per lo spazio di almeno un'ora prima della sacra comunione da qualunque cibo o bevanda, fatta eccezione soltanto per l'acqua e le medicine".
In Italia[modifica | modifica wikitesto]
Per l'Italia, la CEI ha emanato nel 1994 la nota pastorale a carattere normativo "Il senso cristiano del digiuno e dell'astinenza"[4]. I Vescovi riuniti nella CEI hanno concesso la facoltà ai singoli fedeli di commutare l'osservanza dell'astinenza in tutti i venerdì che non sono di Quaresima con qualche altra opera di penitenza, di preghiera o di carità, a discrezione del singolo fedele; hanno consigliato inoltre di osservare il digiuno e l'astinenza nel giorno di Sabato Santo fino alla Veglia Pasquale; hanno infine stabilito che ci si può astenere dall'osservanza dell'obbligo della legge del digiuno e dell'astinenza per una ragione giusta, come ad esempio per motivi di salute.
Digiuno ecclesiastico nella Chiesa ortodossa[modifica | modifica wikitesto]
Nella Chiesa ortodossa occorre distinguere due tipi di digiuno: quello Ecclesiastico strettamente detto la cui prescrizione si rivolge a tutti i fedeli e il Digiuno Monastico. Il digiuno ecclesiastico strettamente detto non si applica in "periodi liberi" che sono: la settimana seguente la Pasqua detta "Luminosa", il periodo tra Natale e la Vigilia della Teofania e una settimana precedente il grande digiuno della Grande Quaresima. Al di fuori di questi periodi i fedeli digiunano due volte la settimana ossia il Mercoledì ed il Venerdì. Il Digiuno consiste nel non mangiare al mattino e dopo sesta (mezzogiorno) e astenendosi da ogni cibo di derivazione animale (carne, pesce compreso, uova latte e latticini) nonché dal vino e dalle altre bevande alcoliche e dall'olio d'oliva. Se cade una grande festa del Signore il digiuno è soppresso, se cade una grande festa della Madre di Dio o di Santi particolarmente festeggiati è consentito olio, vino e pesce, se capita la festa di un Santo particolarmente festeggiato ma di livello liturgico inferiore è consentito l'olio e il vino. Qualunque calendario ortodosso contiene queste mitigazioni. Inoltre si digiuna in maniera più mitigata nei 40 giorni che precedono il Natale, nei giorni dalla Domenica dopo pentecoste alla festività degli Apostoli Pietro e Paolo. Invece si digiuna pienamente nella Quaresima che precede la Pasqua, con particolare rigore (il pesce è consentito solo la Domenica delle Palme e la festa dell'Annunciazione e l'olio e il vino solo il sabato e la domenica) e nei giorni dal 1 al 14 agosto - Digiuno della Dormizione della Madre di Dio, con pesce consentito per la festa della Trasfigurazione. Nella pratica il digiuno è seguito dagli ortodossi praticanti specialmente quei due digiuni maggiori della Pasqua e della Dormizione. Tuttavia, dal momento che per gli ortodossi la legislazione ecclesiastica ha carattere pedagogico ed educativo alla vita spirituale più che precettistico non si parla di trasgressione "morale" nel caso della non osservanza e i fedeli che sono impossibilitati ad osservarlo rigorosamente ne parlano col loro padre spirituale che nell'ortodossia ha una parte più importante che in occidente nella vita spirituale dei fedeli osservanti. Nelle Chiese Orientali cosiddette non-calcedonesi (Copti, Armeni, Siri e anche Assiri d'Oriente) i digiuni assomigliano molto a quelli degli ortodossi.
Posizione delle Chiese protestanti[modifica | modifica wikitesto]
Le Chiese protestanti, ad eccezione degli anglicani, rifiutarono le regole che prescrivevano l'obbligatorietà del digiuno nei periodi stabiliti dalla Chiesa cattolica. Lariforma protestante concepì il digiuno come una pratica esteriore che non serviva di per sè a guadagnare la salvezza. Martin Lutero riteneva che un cristiano potesse scegliere individualmente di praticare il digiuno come un esercizio spirituale per disciplinare il proprio corpo, ma che il tempo e il modo di digiunare dovesse essere lasciato alla discrezione individuale. La posizione di Lutero è stata accolta dalla maggior parte delle Chiese protestanti, in cui il digiuno è meno popolare rispetto alle altre confessioni cristiane.[5] In genere le Chiese luterane consigliano di effettuare volontariamente di tanto in tanto alcuni giorni di digiuno senza finalità rituali o salutistiche ma con finalità spirituali, per distogliere l'attenzione da se stessi e dai propri desideri, associando il digiuno alla preghiera.[6] Alcune comunità consigliano di praticare il digiuno durante il periodo della quaresima, preferibilmente nei giorni di giovedì o venerdì, in ricordo del digiuno che Gesù effettuò per 40 giorni nel deserto all'inizio della sua missione.[7] Per il metodismo il digiuno è considerato un'opera di pietà, che è bene praticare insieme alla preghiera e alle opere di misericordia. Il digiuno va considerato come una disciplina spirituale che aiuta a focalizzare l'attenzione sulla preghiera e su Dio, evitando di cadere nel formalismo (che consiste nel considerarlo come fine a se stesso) e nel legalismo (che consiste nel considerarlo come un mero dovere religioso). Il digiuno non va inoltre praticato per ottenere grazie da Dio, perché è una pratica che serve a cambiare il fedele e non le intenzioni di Dio[8].
Nessun commento:
Posta un commento