Ettore Ruocco
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Ettore Ruocco (Napoli, 1920 – Cairo Montenotte, 16 aprile 1944) è stato un militare e partigiano italiano, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
Biografia
Nacque a Napoli nel 1920. Dopo essersi diplomato alla Scuola Militare Teuliè di Milano si iscrisse al primo anno di ingegneria a Torino, ma cambia idea e si arruolò seguendo il corso ufficiali, venne nominato sottotenente, proprio nei giorni dell'armistizio. Si diresse nella valle del Lanzo dove iniziò a raggruppare militari sbandati; con la banda così formata si impegnò in attacchi contro le forze nazifasciste, venne ferito e rientrò a Torino per curarsi e qui ebbe modo di conoscere un'organizzazione di ufficiali, costituita dal generale Raffaello Operti.
Non contento dell'attendismo dimostrato dal generale, decise di andare in Val Casotto, dove operava il 1º Gruppo Divisioni Alpine al comando di Enrico Martini"Mauri", qui gli venne dato il comando di una squadra successivamente denominata "Squadra di ferro".
Nel marzo 1944, durante un rastrellamento nazifascista, la sua squadra tenne testa per tre giorni all'avanzata del nemico, sfuggì all'accerchiamento, ma si rese conto della mancanza del fratello che nel frattempo lo aveva raggiunto in montagna, e cadde in mano ai nazisti. Venne rinchiuso in carcere e per un mese, pur sottoposto a tortura, riuscì a non tradire e addirittura non rivelò il suo nome. Sul muro della cella scrisse parafrasando Dante:
« Perdete ogni speranza o voi che entrate Fede: Fonte di luce che ci guida nel torrente turbinoso e tragico del mondo Mamma, sei la cosa più cara al mondo[1].
»
|
. Venne fucilato assieme a Domenico Quaranta, Innocenzo Contini, Pietro Augusto Dacomo, anche loro decorati con medaglia d'oro al valor militare.
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
Medaglia d'oro al valor militare | |
«Ufficiale generoso e pieno di ardimento fu tra i primi organizzatori del movimento partigiano del Piemonte. Ferito in combattimento, ritornava, appena guarito, fra i suoi partigiani. Attaccato da preponderanti forze tedesche si batteva eroicamente in tre giornate di duri combattimenti. Catturato, sopportava con stoica fermezza un mese dì patimenti e di torture senza mai svelare nulla, neppure il proprio nome per non compromettere i famigliari. Cadeva sotto il piombo nemico gridando: «Abbasso i tedeschi, Viva l’Italia[2]» |
Nessun commento:
Posta un commento