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Avverbi, Diverbi e sentimenti...

mercoledì 31 agosto 2016

Ruocco a Terlizzi
























Viale Resistenza 8 - 70038 Terlizzi (BA)  tel: 080 3513527








Via Croce Benedetto 26 - 70038 Terlizzi (BA)  tel: 080 3519788










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Via Campo Sportivo 24/B - 70038 Terlizzi (BA) tel: 080 3510420






Terlizzi (Terrézze in dialetto barese[2]), è un comune italiano di 26.983 abitanti della città metropolitana di Bari, in Puglia. Dista 30 km a Ovest del capoluogo. È stata denominata città dei fiori, considerata l'importanza dell'attività florovivaistica per l'economia della cittadina.


Le origini di Terlizzi risalgono al VI secolo d.C., benché le prime testimonianze concrete della sua esistenza risalgano solo alla Donazione di Wacco (VIII secolo), feudatario longobardo che dona al Monastero di Montecassino il casale in Trelicio in quel tempo circondato da macchia mediterranea e querceti (quercus ilex). Da qui deriva, plausibilmente, il toponimo Trelicium o più diffusamente, nelle più antiche pergamene, Terlicium, equivalente a terra ilicium, locus inter ilicia, "terra di lecci" o "luogo posto fra i lecci" oppure Terlitium ovvero "terra contesa", Terlicio "tre luoghi", Terlizzo, Terlizo o Terricium ovvero "terra circondata da torri" . Dopo la dominazione bizantina, a partire dall'XI, secolo Terlizzi rientra nella sfera d'influenza di Giovinazzo, sotto il dominio del normanno conte Amico, artefice delle fortificazioni in entrambe le città (ed a Terlizzi, del poderoso castello con tre torri, ripreso nello stemma cittadino), all'epoca ancora identificata come castellum. Nel 1123 acquisì il titolo di città (come testimonia una stele affissa alla Torre Maggiore delCastello Normanno, unica superstite della struttura, in gran parte crollato tra XVIII e XIX secolo). Nel Duecento fu capoluogo di contea infeudata alla famiglia Tuzziaco; in seguito fu dominio di Federico Wrunfort. Nel 1230 l' imperatore Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero Germanico vinse la lotta contro il papa: Gregorio IX. Subito dopo la vittoria Federico riconobbe tutte le città che lo affiancavano, tra cui Terlizzi. Lui, essendo anche un poeta, per ringraziare Terlizzi la agevolò nel commercio e le scrisse anche una frase di benevolenza cioè "Terlitium inter spinas lilium" ovvero "Terlizzi un giglio fiorito fra rovi spinosi". Nel1361 diviene signore di Terlizzi Guglielmo Sanseverino, per eredità di uno zio. Questa famiglia detiene la signoria fino al 1407, quando Ottavio/Ottaviano Sanseverino, che è anche signore di Parabita e di Cellino, viene privato di tutti i possedimenti per ribellione a re Ladislao di Durazzo. Subito dopo verrà investito della signoria di Terlizzi (assieme ad altri feudi) Francesco Orsini, conte e poi duca di Gravina. Nel 1532, però, il suo discendente Ferdinando Orsini, 5º duca di Gravina, perde definitivamente la signoria di Terlizzi, che passa ai Grimaldi principi di Monaco marchesi di Campagna che l'amministrarono fino al 1641[3]. Dal 1607è amministrata dai baroni de Gemmis di Castel Foce, luogotenenti del feudo. Dai Grimaldi passò ai Giudice Caracciolo Duchi di Giovinazzo e Principi diCellamare,fino a quando, morta Donna Eleonora Giudice Caracciolo senza figli né eredi diretti nel 1770,tutti i corpi feudali furono devoluti alla Regia Corte. Messa all'asta nel 1778 dalla Regia Camera della Sommaria per ordine del Re Francesco I di Borbone, i cittadini terlizzesi, tra cui il Barone letterato Ferrante de Gemmis, per non far nuovamente ricadere la città sotto la servitù feudale del probabile acquirente il Duca Carafa di Andria, promossero il riscatto feudale versando 90.000 ducati alla regia corte nel 1779 e Terlizzi divenne città demaniale. Tale somma però, non essendo nella disponibilità della Università di Terlizzi, fu prestata dal Barone Gennaro Rossi di Napoli il quale aveva ipotecato a sé tutti i corpi feudali di Terlizzi compreso il castello, fu rimborsata nell'arco di oltre un secolo e mezzo con molte difficoltà e vicissitudini giudiziarie chiusesi addirittura nel 1930.







venerdì 26 agosto 2016

Spara in aria ; arrestato.



Torre Annunziata. In compagnia di un amico, decide di sparare un colpo di pistola in aria: arrestato 23enne. I carabinieri della stazione di Torre Annunziata hanno arrestato Ciro Ruocco, giovane con piccoli precedenti, accusato di porto e detenzione di arma clandestina e munizioni, nonché per ricettazione e accensioni ed esplosioni pericolose. Insieme a lui è stato inoltre denunciato un 22enne, anche lui di Torre Annunziata e già noto alle forze dell'ordine, per concorso nei reati contestati al suo amico.
In piena notte, i carabinieri hanno sentito un colpo di pistola mentre transitavano in via San Francesco di Paola, tra le palazzine di Torre Annunziata. I militari sono giunti in pochi istanti a Ruocco, che era in strada in compagnia del complice ed impugnava ancora una semiautomatica Colt carica di 4 proiettili calibro 45.
I carabinieri gli hanno intimato di gettare la pistola a terra, puntandogli le armi d’ordinanza. Ruocco ha obbedito all’ordine, dopodiché è stato immobilizzato. Perquisito, inoltre, è stato trovato in possesso di 12 grammi di marijuana, per cui è stato anche segnalato alla Prefettura di Napoli come assuntore di stupefacente. Nessuno è rimasto ferito in conseguenza del gesto e l’arma è stata sequestrata. A terra, poi, è stato ritrovato un bossolo dello stesso calibro di quelli inseriti nell’arma che impugnava il 23enne. Dopo le formalità di rito, l’arrestato attende il rito direttissimo.

Lunedì 23 Maggio 2016, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 23-05-2016 17:37
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mercoledì 24 agosto 2016

RUOCCO a MACERATA


60,1 km.  Via Trento 33 - 62100 Macerata (MC)   fax: 0733 523040














Origini e primi secoli

Tra il III e il II sec. a.C. la zona dove sorge la frazione di Villa Potenza fu colonizzata dai Romani, che la chiamaronoHelvia Recina. I resti del teatro romano del II secolo d.C. dànno l'idea di una città di medie proporzioni, florida. La prima notizia certa dell'esistenza di Ricina risale al I secolo d.C. da parte di Plinio il Vecchio.[3] L'antica Ricina si trovava lungo la via Salaria Gallica; al tempo dell'alto Impero risalgono i monumenti più importanti, il teatro di 72 metri di diametro era a tre ordini di gradinate e poteva ospitare circa 2.000 spettatori[4], probabilmente era ricoperto di marmi (reimpiegati durante il Medioevo) con capitelli dorici e corinzi. Ancora bene riconoscibili sono: l'orchestra, la cavea e ilfrontescena in laterizio come prevedeva il teatro romano classico.
Un'antica strada lastricata, il ponte romano sul fiume Potenza e i resti di ville decorate con mosaici pavimentali, dànno l'idea dell'importanza del municipio di Ricina che Settimio Severo nel 205 elevò al rango di colonia e la ribattezzò col nome di Helvia Recina Pertinax, in onore del suo predecessore l'Imperatore Publio Elvio Pertinace. Durante il periodo dell'affermazione del cristianesimo, verso il III secolo, vi fu martirizzato il vescovo di Helvia Recina, Flaviano. Nel V o VI secolo le invasioni dei Goti costrinsero la maggior parte dei ricinesi a spostarsi sulle colline; nacque così il centro medievale di Macerata. Discussa è l'etimologia del nome: alcuni storici affermano che derivi dalle maceriae dell'antica Helvia Recina altri sostengono che derivi da macera parola latina che indica il luogo dove si pone a macerare il lino e la canapa per lavorare poi la fibra tessile. Per molti secoli la città fu divisa in due "poggi", l'uno indipendente, l'altro sotto il controllo dei vescovi di Fermo.
Nel 1138, dopo grandi lotte contro Fermo, Macerata ottiene la franchigia di libero comune. Il 29 agosto 1138 davanti alla pieve di San Giuliano i due poggi si unificarono ed il castello Castrum Maceratae dava il nome al nuovo comune, mentre il Podium Sancti Juliani (la zona della "cocolla" e parte delle "Fosse") portava la tradizione religiosa ed il suo protettore: San Giuliano. Con la nascita del comune libero di Macerata viene creato uno stemma con una macina su uno scudo rosso con sopra una corona regia. La macina era un simbolo mutuato dall'antica Helvia Recina e rappresentava l'operosità dei maceratesi ed anche una peculiarità del territorio, ricco di acque che servivano appunto all'alimentazione di molti mulini. Da ricordare che lo stemma cambiò nel 1570 quando venne aggiunta una croce greca rossa in campo bianco per concessione di papa Pio V, che era grato alla città per la partecipazione di alcuni suoi figli nella lotta contro i Turchi e per ricordare il concorso dei maceratesi alle crociate a partire dal 1188.
Nella lotta tra la Chiesa e l'Impero i maceratesi aderirono al partito ghibellino perché il re Enzo nel 1239 concesse al comune importanti privilegi sui castelli vicini. Successivamente la città passò al partito di parte guelfa e come ringraziamento il pontefice diede carta bianca per l'istituzione di una sede universitaria, (attività didattica iniziata il giorno della festa di San Luca del 1290, Giulioso da Montegranaro I docente); allo stesso momento questo cambiamento di fronte fece irritare i ghibellini che nel 1316 attaccarono la città con un esercito capeggiato da Federico da Montefeltro, che però fu respinto. Dal punto di vista architettonico, si possono ricordare il Palazzo dei Priori ed il Palazzo del Podestà, entrambi costruiti, nel XIII secolo, da Bartolomeo di Bonfiglio da Forlì.

RUOCCO ad ANCONA


94,1 km.   60100 Ancona  tel: 071 52360























Ancóna (IPA: /anˈkona/, Ascolta, Ancona in anconitano) è un comune italiano 
di 100 861 abitanti[2], capoluogodella provincia omonima e delle Marche.

Affacciata sul mare Adriatico, possiede uno dei maggiori porti italiani. Città d'arte ricca di monumenti e con 2.400 anni di storia, è uno dei principali centri economici della regione, oltre che suo principale centro urbano per dimensioni e popolazione.
Protesa verso il mare, la città sorge su un promontorio a forma di gomito piegato, che protegge il più ampio porto naturale dell'Adriatico centrale. I Greci di Siracusa, che fondarono la città nel 387 a.C., notarono la forma di questo promontorio e per questo motivo chiamarono la nuova città Ἀγκών, "ankòn", che in greco significa gomito[5]. L'origine greca di Ancona è ricordata dall'appellativo con la quale è conosciuta: la "città dorica".

In base a studi statistici[6], la sua area metropolitana interessa fra i 150000 ed i 350000 abitanti, a seconda dei parametri di riferimenti usati[7].