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martedì 8 ottobre 2013

GENNARO RUOCCO - Fotografo a Vallo della Lucania



GENNARO RUOCCO.





Da quando la fotografia è nata è stata il modo più sbrigativo per tramandare la propria immagine ai posteri anche per chi non aveva i mezzi economici per farsi ritrarre da un pittore alla maniera dei ricchi che con le loro immagini hanno dato luogo ad autentiche gallerie d’arte nelle quali campeggiano opere di valenti artisti o di pittori meno noti ma valenti quanto i primi, testimoniando il loro modo di vivere, vestire e agire.

La fotografia che significa scrittura con la luce nasce con l’aiuto dei risultati ottenuti nella campo dell’ottica applicata alla camera oscura già adoperata dal Canaletto per redigere opere estremamente calligrafiche  della sua Venezia, il primo ad applicarla in ambito fotografico fu il francese Joseph Nicéphore Niépce, cui convenzionalmente viene attribuita l'invenzione della fotografia, anche se studi recenti rivelano tentativi precedenti, come quello di Thomas Wedgwood.

 Niépce nel 1813 mentre studiarva i possibili perfezionamenti delle tecniche litografiche, si interessò anche alla registrazione diretta di immagini sulla lastra litografica, senza l'intervento dell'incisore con  l’utilizzo  del cloruro d'argento  e nel  ottennendo  1816la sua prima immagine fotografica (che ritraeva un angolo della sua stanza di lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato con cloruro d'argento.

Bisogna  aspettare il 1822 per avere la prima produzione con la nuova sostanza fotosensibile. Si tratta di un'incisione su vetro raffigurante papa Pio VII che andò distrutta poco dopo e la più antica immagine oggi esistente fu ottenuta da Niépce nel 1826, utilizzando una camera oscura il cui obiettivo era una lente  biconvessa, dotata di diaframma e di un basilare sistema di messa a fuoco. Niépce chiamò queste immagini eliografie.

Tra il 1840 e il 1870 i processi e i materiali fotografici vengono perfezionati spianando la strada a un esercito di persone desiderose di lasciare ai posteri un ricordo della propria persona fisica  senza dover impegnare un capitale e posare per molti giorni.

In Italia non mancarono gli entusiasti della nuova arte e quelli più intraprendenti aprirono studi fotografici per accontentare la clientela che prendeva sempre più gusto nel farsi riprendere.

Prese piede anche la moda di collocare sulla tomba una immagine del defunto per cui molte famiglie facevano fotografare i congiunti morti mentre erano ancora  “sul letto con il vestito scuro, le scarpe lucide a rappresentare la cura e il decoro della famiglia, ma non in tutti paesi era possibile rintracciare un fotografo per cui prende piede la professione di fotografo ambulante.

Le foto, in molti casi, venivano inviate ai parenti lontani emigrati all’estero per testimoniare la crescita della progenie, l’esistenza in vita dei congiunti rimasti a casa per annullare ogni distanza e tenere vivi i sentimenti di appartenenza.

Nella mia ricerca ho rintracciato una pubblicazione all'interno della quale Rosaria Gaudio a pagina 150 narra di Gennaro Ruocco che operò negli anni quaranta  nella piazza principale di Vallo della Lucania. “Fotografo per passione e per mestiere” quando si rese conto “che il mestiere di fotografo poteva essere più redditizio”  degli che praticava. Piazzò “in piazza Vittorio Emanuele II una macchina fotografica su cavalletto, “’u mastrillo” come lo chiamavano i paesani” e incominciò a fotografare i clienti che gli si presentavano  e desideravano  di “entrare nella macchina fotografica per uscirne su carta e magari, con qualche ritocco, anche un po’ abbelliti.”

Gennaro Ruocco (1900 – 1978) assieme a Umberto Nuzzo (1903 – 1980) scesero in piazza e trasformarono la loro passione in mestiere mettendo in posa centinaia di contadini e frequentatori dei mercati rionali di Vallo e dintorni.


Nel tempo si sono costituiti nel Cilento fondi fotografici locali a testimoniare l’attività dei due ambulanti appena raccontati e di quelli arrivati dopo con le loro foto gli istanti salienti delle comunità che attraversavano e gli aspetti più eclatanti della vita dei loro clienti.

Sarei felice se qualcuno della parentela o collezionista inviasse un'immagine di Gennaro che neppure il libro a messo in evidenza fisicamente assieme a Nuzzo.

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