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sabato 20 gennaio 2018

Il primo miracolo di Donald Mannella



Il primo miracolo di Donald Mannella: “Ho parlato con ‘Catellino’ ed è uscito regolarmente per m.......



(di Frank Tracchia) San Catello è amante dei forestieri, e questo ci si sa, ma il primo miracolo di Donald, il nostro “presidentisssSSSsssimo” Mannella pronto a varcare i più prestigiosi palazzi romani (e anche le cantinole) in primavera, veramente è qualche cosa che ci ha stupito. Mannella, in testa al corteo (nella foto) mentre i calciatori della Juve Stabia portavano a spalla la statua del santo dichiara: “Ho parlato con Catellino (San Catello ndr), 

su intercessione di Sant’Antonino patrono della mia Sorrento, ed è uscito regolarmente per le strade della città; e nulla conta se il sindaco del mio partito le tiene una chiavica, lo ha fatto senza battere ciglio solo per me”.
“Catellino – conclude Mannella – mi ha promesso che a giugno verrà nel quartiere San Marco, devastato dal mio partito democratico e li farò il secondo miracolo”. Massimo riserbo sul secondo miracolo annunciato da Donald Mannella.










Il primo miracolo di Donald Mannella: “Ho parlato con ‘Catellino’ ed è uscito regolarmente per me”

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(di Frank Tracchia) San Catello è amante dei forestieri, e questo ci si sa, ma il primo miracolo di Donald, il nostro “presidentisssSSSsssimo” Mannella pronto a varcare i più prestigiosi palazzi romani (e anche le cantinole) in primavera, veramente è qualche cosa che ci ha stupito. Mannella, in testa al corteo (nella foto) mentre i calciatori della Juve Stabia portavano a spalla la statua del santo dichiara: “Ho parlato con Catellino (San Catello ndr), 

su intercessione di Sant’Antonino patrono della mia Sorrento, ed è uscito regolarmente per le strade della città; e nulla conta se il sindaco del mio partito le tiene una chiavica, lo ha fatto senza battere ciglio solo per me”.
“Catellino – conclude Mannella – mi ha promesso che a giugno verrà nel quartiere San Marco, devastato dal mio partito democratico e li farò il secondo miracolo”. Massimo riserbo sul secondo miracolo annunciato da Donald Mannella.

giovedì 18 gennaio 2018

Giovane senzatetto al freddo da una settimana: salvato dai volontari della chiesa


 

Castellammare di Stabia – Dormiva da una settimana, avvolto da una sola coperta su un marciapiede, un giovane rumeno senzatetto, Christian a pochi passi dalla scuola Stabia. A salvarlo, nell’indifferenza di molti, i volontari della Comunità Tabor della Chiesa della Santa Maria del Santissimo Rosario, meglio conosciuta come “Starza”.
I residenti del quartiere più volte hanno segnalato la presenza di questo ragazzo senza tetto che non riusciva a intrattenere rapporti con nessuno, disperato, stramazzato al suolo a causa dell’alcol. Dopo i tanti appelli della gente, anche sui social, cercando aiuto invano del Comune di Castellammare di Stabia, Don Fabio, parroco della chiesa, è riuscito a convincere Christian a farsi aiutare.
L’ha portato lui stesso nel pulmino della Comunità Tabor al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo, dove i medici hanno riscontrato una condizione di salute non grave fortunatamente. Ora il giovane senzatetto è accolto dai volontari della Caritas Diocesana che lo accudiranno per una settimana, fornendogli vestiti puliti, pasti caldi e un letto per dormire.
Si legge su StabiaChannel: “Siamo stati allertati dai residenti del quartiere – spiega Don Fabio – affinché ci attivassimo per aiutare quel ragazzo che giaceva disteso ogni notte sul marciapiede. Non potevamo restare indifferenti verso una persona che versa in condizioni di estrema difficoltà e abbiamo deciso pertanto di intervenire, accompagnandolo al San Leonardo e poi presso la Caritas Diocesiana che si è presa cura di lui. Il nostro compito consiste nel garantire aiuto concreto a chi soffre e non ci sottrarremo mai a questa missione”.

sabato 13 gennaio 2018

Morta una libreria, non se ne farà un’altra

Morta una libreria, non se ne farà un’altra.

La chiusura della libreria Mondadori di via Regina Margherita, diventata negli anni punto di riferimento culturale dell'intera città, chiuderà i battenti domani. Una storia fatta di coraggio, cultura e libri. Ma soprattutto di tanta, troppa, indifferenza da parte di tutti. Istituzioni e cittadini.
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La libreria Mondadori di via Regina Margherita in chiusura a partire da domani.
Morta una libreria, non se ne farà un’altra.
Che lo sappiano tutti, compresi quelli che hanno ignorato gli appelli pro libreria Mondadori o i lettori improvvisati e di «tendenza» che da ore, anzi da giorni, pubblicano a gogò foto di libri, copertine e segnalibri.
Tutti indignati per la chiusura della Mondadori di via Regina Margherita. Naturalmente.
Indignati perché, e cito testualmente riportando frasi contenute nei commenti apparsi negli ultimi giorni, «la Mondadori non può e non deve chiudere» oppure «la città di Castellammare perde uno dei suoi punti di riferimento culturale più importanti».
Riflessioni, anzi reazioni, legittime.
La verità, però, è un’altra.

La verità è che la Mondadori non l’abbiamo difesa.

Noi, dico. Noi giornalisti, noi scrittori, noi cittadini, noi politici. Noi, Città.
E non l’abbiamo difesa perché, al netto di tutto quello che si sente in queste ore dei libri e di tutto ciò che essi rappresentano per il progresso dell’umanità, non ce ne importa niente.
I libri stancano, secondo alcuni. Secondo altri hanno un andamento troppo lento, specie se confrontato con i ritmi pazzoidi e frenetici imposti dalla vita moderna.

La libreria Mondadori è diventata un simbolo di questa città.

Della Castellammare liquida, inerte. Della Castellammare che si lascia passare tutto addosso.
Una città che scorre, come le sue acque, dal ventre delle montagne al mare. Senza lasciare una traccia corposa, significante.
Una città che da tempo ha dismesso i panni della lotta, della contesa, della ribellione verso le giuste cause. Nemmeno più l’illusione di combattere qualcosa è rimasta.
«Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra» cantava Giorgio Gaber.
Ed è questo l’unico dato di fatto che si porta dietro la chiusura della Mondadori.
Siamo lì tutti a prendercela con l’editoria, la crisi, i lettori in calo ecc. ecc.

In realtà la chiusura dell’oasi Mondadori è solo la cartina di tornasole di una città disabituata a pensare in grande, al futuro.
E si sa che il futuro, quello reale e concreto, non lo si costruisce con i tempi pazzoidi e deliranti di oggi. No. Il futuro si costruisce con la calma e i valori. Come quelli contenuti nei libri, ad esempio. Perché il futuro non si improvvisa, come i saltimbanchi del pubblico agone vogliono farci credere.
Il futuro si conquista con pazienza e lentezza. Con i tasselli formati da parole e idee, gli unici lasciapassare per il futuro.
Tutto questo è una libreria. Una navicella che traghetta verso il futuro.
E chiudendola, la Mondadori, abbiamo procurato un aborto al futuro.
Al futuro della nostra città.
Angelo Mascolo
Commento: 
Ho postato, specie nell'ultimo anno, tutte gli inviti che mi sono arrivati dalla libreria.
Ho fatto da eco all'attività per quello che potevo vivendo a 250 Km di distanza.
Ho sempre letto e qui a Roma li buttano pre per strada. Io ne ho la casa piena.
La sera leggo. Certo quelli che venivano invitati non potevano saccheggiare la libreria,
ma parlarne almeno negli ambienti che frequentano abitualmente. Comunque, storicamente parlando a Castellammare quelli che vendevano libri facevano anche un'altra attività: edicolanti, cartoleria, Tabaccaio e poi non erano tanti: Molinari, Canzanella e chi altro ? Farfalla vendeva cartoline e oggeti sipouvenir. A Scanzano arrivava a malappena il giornale e poi qualche rigattiere.
Per leggere a sbafo aspettai la biblioteca comunale che ogni tanto veniva trasferita o la biblioteca di un amico professore  (Giulio Mannara).
In casa mia dopo il trasferimento da Mezzapietra al San Marco saltarono fuori 4 o 5  libri oltre a quelli di scuola, che mio padre custodiva gelosamente.
La storia culturale di Castellammare per quanto mi riguarda è tutta qui. I primi libri mi arrivararono da mio zio Ciccio quando cominciò a lavorare a Napoli. Mi regalò una quarantina di volumetti di poeti napoletani che poi mi furino sottratti da uan persona alla quale li avevo prestati. Asseriva di avermeli restituiti, ma non era vero. Oggi in casa mia ce sono all'incirca un migliaio e in mezzo aloro qualcuno scritto da me e regolarmente pubblicati dall'Annuario Comed di Milano o dal CNR o dall'Espresso e di mia moglie.
Se ne scrivono tanti e se nevemdono pochi quasi sempre nelle edicole, allegati ai giornali. Anche se ci fossero contributi, questi non creano lettori, ma soltanto dipendenza da contributo pubblico. Gioacchino Ruocco

Tra fango e neve, in 200 sui Nebrodi: vincono Giovanni Ruocco e Giorgia Pecoraro




Pista, strada & trail

Tra fango e neve, in 200 sui Nebrodi: vincono Giovanni Ruocco e Giorgia Pecoraro


CESARO’ (ME). Una sfida d’altri tempi, quella che hanno affrontato domenica i quasi 200 guerrieri della montagna giunti a Cesarò anche da diversi paese esteri, per il Trail dei Monti Nebrodi, undicesima e penultima prova del Circuito Ecotrail Sicilia 2017.
Un vero e proprio Ultratrail nordico da 66 chilometri, lungo un percorso durissimo, con quasi 3 mila metri di dislivello, reso ancora più difficile da freddo e neve, che nonostante le temperature, ha riscaldato i cuori degli appassionati della disciplina.
A concludere per primo la prova, dopo aver attraversato gli incontaminati sentieri del Parco, tra corsi d’acqua e laghi ad alta quota, rovereti e faggeti, fino ai 1850 metri di Monte Soro, è stato Giovanni Ruocco dell’ASD TEAM ANIMA TRAIL, con un tempo di poco inferiore alle 8 ore. Dietro di lui, ad oltre 25 minuti, Vincenzo Taranto, della ASD NO AL DOPING E ALLA DROGA e Salvatore Pillitteri della MARATHON ALTOFONTE.
Tra le donne grande affermazione per la palermitana  Giorgia Pecoraro della ASD PANORMUS MTB&TRAIL, che ha preceduto la francese Catherine Lanson della FREE RUNNERS LE CLUB e la svedese Susanne Olvback della ASD WORK OUT STUDIO.
Buona partecipazione anche per il Trail di Mazzaporro, assai più breve, con i suoi 20 chilometri e per il Walk Trail, la camminata non agonistica.
Ad organizzare l’evento l’ASD SPORTACTION, con il patrocinio del Comune di Cesarò, dell’Ente Parco dei Nebrodil’Assessorato Regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterraneaSiciliana, della Coldiretti Sicilia e la preziosa collaborazione dell’Associazione Nebrodi Motor Club.
Appuntamento per tutta la carovana, domenica 17 dicembre a Ficuzza, per la consueta passerella finale che vedrà la premiazione dei trail runner a conclusione di una splendida stagione.

Alfonso Ruocco, il Parkinson e la maratona

Alfonso Ruocco è un runner di Gragnano, in provincia di Napoli, e ha una storia tutta da raccontare. Alfonso è malato di Parkinson

La storia in sintesi

Alfonso Ruocco ha scoperto di essere affetto dal morbo di Parkinson nel 2013. A seguito della brutta notizia, Alfonso è caduto inevitabilmente in depressione e consigliato dai medici e dagli amici ha iniziato a correre, a praticare uno sport intenso proprio per lottare contro la rigidità muscolare che comporta la malattia.  Tra i suoi amici che corrono, ce ne sono alcuni che lo fanno da diverso tempo. Tra questi vi è anche il cognato, Alberto, che al ritorno dalla Maratona di New York, ha il pensiero di regalare ad Alfonso la maglietta commemorativa di una delle maratone più ambite al mondo oltre alla divisa della Gragnano in Corsa.  Quindi, dopo tanti allenamenti e gare da 10k, si decide in gruppo di preparare una maratona e la scelta cade sulla Firenze Marathon 2016. Purtroppo, Alberto, diventato il migliore amico di Alfonso e compagno di ogni allenamento, perde la vita durante la preparazione alla maratona a causa di un malore, e tutto si ferma.  Successivamente, per Alfonso arriva un periodo buio, quasi non vuole correre più, ma aiutato dagli amici e della squadra riprende a correre, fino alla decisione di provare nuovamente a fare una maratona dopo un segno del destino (leggi intervista sotto). Alfonso si è rimesso in gioco e, accompagnato da tanti amici –  tra cui Vincenzo Petrone – presidente della Asd Gragnano in Corsa (in video) e Carlo Scognamiglio che ha fatto da preparatore atletico -, ha preparato la Firenze Marathon 2017 chiudendola con un real time di 4h 08′ 58″, e chi scrive è sicuro che si è goduto ogni attimo di quei 14.938 secondi!

Intervista ad Alfonso Ruocco

Perchè hai iniziato a correre?
Come dice la storia (in fondo all’articolo c’è il video di Lidia . Io ho incominciato a correre quando già non stavo bene, perchè la malattia si manifesta con la depressione e qualche amico, in particolare un amico caro dove lavoro, mi consigliò di iniziare a scendere al mattino per correre, “in quanto è molto utile e vedrai che ti aiuterà”. Poi, mi diagnosticarono la patologia ed il medico mi consigliò proprio di scegliere uno sport che a me piaceva e di farlo bene. Quando, poi, l’ho scelto, mio cognato Alberto al mattino notò i miei miglioramenti e così mi invitò a correre con loro, per migliorare ulteriormente. Oggi non ne riesco a farne a meno e al mattino passo un’ora in cui sto veramente bene.
Scendi tutte le mattine?
A giorni alterni, unp sì e uno no!
Tornando sulla malattia, la gente associa al Parkinson solo il tremolio delle mani, mentre purtroppo non è solo la rigidità muscolare ma c’è anche altro come la depressione, etc.
E’ una sindrome e quando si usa questo termine sicuramente significa una serie di cose. Poi, a me, è giovanile e quindi i problemi sono ancora di più. Voglio dire una cosa importante: la maggior parte delle persone che non dicono della malattia, non lo fanno per vergogna, ma per non perdere il posto di lavoro, perchè parecchi perdono il posto di lavoro, perchè effettivamente non si riesce a lavorare.
A te la corsa ti aiuta anche a lottare contro gli altri sintomi?
Sì, uno dei tanti ad esempio è l’insonnia. non dormivo di continuo e serenamente da tempo.
Quindi la corsa ti aiuta tanto anche a dormire ed in altre attività quotidiane?
Lo dico con cognizione di causa, non solo perchè sulla mia pelle, ma poi se vado a fare una maratona non è poco…
Sono un runner e ti credo. Io ci ho provato due volte e mi sono fermato. So di cosa parli. Mi dici della signora Lidia?
E’ stata un’altra grande coincidenza. Oggi, racconto la mia storia grazie proprio a lei. Faccio parte di un gruppo su Facebook che si chiama Parkinson Italia e e lei mise una foto di se stessa mentre tagliava un traguardo di una corsa podistica. Misi il “mi piace” e poi parlando mi convinse a raccontare la storia, perchè sosteneva che avrebbe aiutato tanti malati e poi, altra coincidenza, la maratona di Firenze si è corsa in prossimità della Giornata Nazionale del Parkinson (25 novembre 2017, giorno precedente la Firenze Marathon, ndr). E’ nato tutto così, tutto per caso.
Come hai deciso di correre la maratona di Firenze?
Quasi non volevo correre più dopo quello che è capitato ad Alberto, ma una mattina proprio sul posto dove è successa la disgrazia, vicino alla foto vidi una medaglia di Firenze e l’ho preso come un segno del destino e mi sono detto “Vabbè, la devo fare!”
Con i lavoro, tu, come fai?
Lì, devo vincere ancora, ma grazie ai colleghi ed al titolare che mi tutela, tutti mi coccolano, sono molto fortunato. Mi fanno fare quello che posso e solo grazie al loro atteggiamento ho potuto esternare la mia malattia.
Cosa dicono di te e della corsa i medici che ti seguono?
Quando vado a controllo i medici del gruppo del professor Tessitore del Primo Policlinico di Napoli e faccio parte anche di un progetto di ricerca sulla malattia del Parkinson e mi controllano ogni anno. Anche loro sapevano della maratona e pure loro mi hanno consentito, anzi mi hanno invogliato a farla. Si meravigliano di come cammino normalmente, e quando a volta mi capita di vedere nel reparto qualche coetaneo con la stessa patologia effettivamente noto le differenze.
Vuoi ringraziare qualcuno in particolare per la preparazioe della Maratona?
Il primo in assoluto è il preparatore atletico Carlo Scognamiglio. E’ stato lui che mi ha preparato alla grande. Io ho fatto una maratona e nonostante la patologia è come se non l’avessi proprio fatta. A parte il tempo, dopo la gara non ho avuto nessun dolore, nessun risentimento. Ringrazio il presidente della squadra Gragnano in Corsa, Vincenzo Petrone, che è stato tra i primi a spronarmi a correre all’inizio che correvo. poi, chiaramente, tutti gli amici della squadra, che hanno creduto in me e mi hanno incoraggiato ogni giorno a farla.
E’ vero che ti hanno atteso durante il tragitto per accompagnarti al traguardo?
Sì, mi hanno accompagnato, ma no perchè non ce la facevo (ride), ma per condividere il momento. Nella parte finale si sono uniti Mister Carlo, Salvatore Coppola e Ciro Elefante, che è stato con me per 20km. Con Salvatore Coppola ho condiviso il momento in cui, quando al termine della Napoli-Pompei, Alberto mi disse che ormai ero pronto ad affrontare la prima maratona.