Alfonso Ruocco è un runner di Gragnano, in provincia di Napoli, e ha una storia tutta da raccontare. Alfonso è malato di Parkinson
La storia in sintesi
Alfonso Ruocco ha scoperto di essere affetto dal morbo di
Parkinson nel 2013. A seguito della brutta notizia, Alfonso è caduto inevitabilmente in
depressione e consigliato dai medici e dagli amici ha iniziato a
correre, a praticare uno
sport intenso proprio per lottare contro la rigidità muscolare che comporta la malattia. Tra i suoi amici che corrono, ce ne sono alcuni che lo fanno da diverso tempo. Tra questi vi è anche il cognato,
Alberto, che al ritorno dalla
Maratona di New York, ha il pensiero di regalare ad Alfonso la maglietta commemorativa di una delle maratone più ambite al mondo oltre alla
divisa della Gragnano in Corsa. Quindi, dopo tanti allenamenti e gare da 10k, si decide in gruppo di preparare una maratona e la scelta cade sulla
Firenze Marathon 2016. Purtroppo,
Alberto, diventato il migliore amico di Alfonso e compagno di ogni allenamento, perde la vita durante la preparazione alla maratona a causa di un malore, e tutto si ferma. Successivamente, per Alfonso arriva un periodo buio, quasi non vuole correre più, ma aiutato dagli amici e della squadra riprende a correre, fino alla decisione di provare nuovamente a fare una maratona dopo un segno del destino (leggi intervista sotto). Alfonso si è rimesso in gioco e, accompagnato da tanti amici – tra cui
Vincenzo Petrone – presidente della Asd Gragnano in Corsa (in video) e
Carlo Scognamiglio che ha fatto da preparatore atletico -, ha preparato la
Firenze Marathon 2017 chiudendola con un real time di
4h 08′ 58″, e chi scrive è sicuro che si è goduto ogni attimo di quei
14.938 secondi!
- La partenza
Intervista ad Alfonso Ruocco
Perchè hai iniziato a correre?
Come dice la storia (in fondo all’articolo c’è il video di Lidia . Io ho incominciato a correre quando già non stavo bene, perchè la malattia si manifesta con la depressione e qualche amico, in particolare un amico caro dove lavoro, mi consigliò di iniziare a scendere al mattino per correre, “in quanto è molto utile e vedrai che ti aiuterà”. Poi, mi diagnosticarono la patologia ed il medico mi consigliò proprio di scegliere uno sport che a me piaceva e di farlo bene. Quando, poi, l’ho scelto, mio cognato Alberto al mattino notò i miei miglioramenti e così mi invitò a correre con loro, per migliorare ulteriormente. Oggi non ne riesco a farne a meno e al mattino passo un’ora in cui sto veramente bene.
Scendi tutte le mattine?
A giorni alterni, unp sì e uno no!
Tornando sulla malattia, la gente associa al Parkinson solo il tremolio delle mani, mentre purtroppo non è solo la rigidità muscolare ma c’è anche altro come la depressione, etc.
E’ una sindrome e quando si usa questo termine sicuramente significa una serie di cose. Poi, a me, è giovanile e quindi i problemi sono ancora di più. Voglio dire una cosa importante: la maggior parte delle persone che non dicono della malattia, non lo fanno per vergogna, ma per non perdere il posto di lavoro, perchè parecchi perdono il posto di lavoro, perchè effettivamente non si riesce a lavorare.
A te la corsa ti aiuta anche a lottare contro gli altri sintomi?
Sì, uno dei tanti ad esempio è l’insonnia. non dormivo di continuo e serenamente da tempo.
Quindi la corsa ti aiuta tanto anche a dormire ed in altre attività quotidiane?
Lo dico con cognizione di causa, non solo perchè sulla mia pelle, ma poi se vado a fare una maratona non è poco…
Sono un runner e ti credo. Io ci ho provato due volte e mi sono fermato. So di cosa parli. Mi dici della signora Lidia?
E’ stata un’altra grande coincidenza. Oggi, racconto la mia storia grazie proprio a lei. Faccio parte di un gruppo su Facebook che si chiama Parkinson Italia e e lei mise una foto di se stessa mentre tagliava un traguardo di una corsa podistica. Misi il “mi piace” e poi parlando mi convinse a raccontare la storia, perchè sosteneva che avrebbe aiutato tanti malati e poi, altra coincidenza, la maratona di Firenze si è corsa in prossimità della Giornata Nazionale del Parkinson (25 novembre 2017, giorno precedente la Firenze Marathon, ndr). E’ nato tutto così, tutto per caso.
Come hai deciso di correre la maratona di Firenze?
Quasi non volevo correre più dopo quello che è capitato ad Alberto, ma una mattina proprio sul posto dove è successa la disgrazia, vicino alla foto vidi una medaglia di Firenze e l’ho preso come un segno del destino e mi sono detto “Vabbè, la devo fare!”
Con i lavoro, tu, come fai?
Lì, devo vincere ancora, ma grazie ai colleghi ed al titolare che mi tutela, tutti mi coccolano, sono molto fortunato. Mi fanno fare quello che posso e solo grazie al loro atteggiamento ho potuto esternare la mia malattia.
Cosa dicono di te e della corsa i medici che ti seguono?
Quando vado a controllo i medici del gruppo del professor Tessitore del Primo Policlinico di Napoli e faccio parte anche di un progetto di ricerca sulla malattia del Parkinson e mi controllano ogni anno. Anche loro sapevano della maratona e pure loro mi hanno consentito, anzi mi hanno invogliato a farla. Si meravigliano di come cammino normalmente, e quando a volta mi capita di vedere nel reparto qualche coetaneo con la stessa patologia effettivamente noto le differenze.
Vuoi ringraziare qualcuno in particolare per la preparazioe della Maratona?
Il primo in assoluto è il preparatore atletico Carlo Scognamiglio. E’ stato lui che mi ha preparato alla grande. Io ho fatto una maratona e nonostante la patologia è come se non l’avessi proprio fatta. A parte il tempo, dopo la gara non ho avuto nessun dolore, nessun risentimento. Ringrazio il presidente della squadra Gragnano in Corsa, Vincenzo Petrone, che è stato tra i primi a spronarmi a correre all’inizio che correvo. poi, chiaramente, tutti gli amici della squadra, che hanno creduto in me e mi hanno incoraggiato ogni giorno a farla.
E’ vero che ti hanno atteso durante il tragitto per accompagnarti al traguardo?
Sì, mi hanno accompagnato, ma no perchè non ce la facevo (ride), ma per condividere il momento. Nella parte finale si sono uniti Mister Carlo, Salvatore Coppola e Ciro Elefante, che è stato con me per 20km. Con Salvatore Coppola ho condiviso il momento in cui, quando al termine della Napoli-Pompei, Alberto mi disse che ormai ero pronto ad affrontare la prima maratona.