Salvatore Ruocco: “Così ho salvato la mia azienda”
Dalla rubrica ‘Piccole imprese, grande coraggio’, la storia di un imprenditore che è riuscito a trovare una soluzione per salvare la sua azienda dalla zavorra dei crediti insoluti. E ora è all’opera con Conflavoro Pmi per lavorare ad un piano concreto che vuole ottenere garanzie per le imprese italiane.
“Avevamo toccato il fondo, così ci siamo seduti attorno a un tavolo e abbiamo deciso di inventarci una strategia per ripartire da zero”.
Ci sono volute passione, progettualità, voglia di mettersi in gioco. E una brillante intuizione, quella che ha portato l’imprenditore Salvatore Ruocco, amministratore unico di Trentino Sicurezza, a trovare la soluzione giusta per salvare la sua azienda, che solo qualche anno fa ha rischiato di fallire a causa di crediti insoluti.
L’impresa era nata nel 2002 con l’obiettivo di mettere in sicurezza le abitazioni e le imprese d’Italia con una particolare dedizione allo sviluppo di prodotti e strumenti innovativi per una tutela maggiore degli addetti ai lavori in quota. Una bella squadra, fatta di determinazione e passione per il progetto appena nato, “quel sentimento – racconta Ruocco – che all’inizio ti rende cieco, non ti fa vedere i problemi e i difetti, come in tutte le storie d’amore”.
E invece, giorno dopo giorno, l’azienda è arrivata ad accumulare crediti non riscossi per 400 mila euro. Il problema si è presto ingigantito con un effetto immediato: non è stato più possibile gestire la situazione e l’azienda è stata costretta a ridimensionarsi, lasciando a casa otto collaboratori.
“Era il 2012 – racconta l’imprenditore – Mi ricordo ancora il senso di frustrazione provato, al quale però è seguita subito una reazione contraria. Sarebbe stato veramente un peccato gettare via tutto quello che con fatica avevamo costruito. È tornata in fretta la lucidità e ho cercato di trovare una soluzione. Dovevamo modificare il nostro modo di porci sul mercato. Abbiamo interrotto l’impostazione del pagamento in 60 giorni, iniziando a richiederlo all’ordine. La conseguenza immediata – ricorda Ruocco – è stata devastante. Abbiamo subìto una pesante diminuzione di fatturato, con conseguente perdita del 70 per cento della clientela. Spesso la decisione è stata mia – sottolinea Ruocco – Ho dovuto sganciarmi da quei clienti che non erano in grado di garantire il pagamento immediato. Il tempo ha rivelato che la scelta è stata giusta. Così ce l’abbiamo fatta, riposizionandoci con il 30 per cento rimasto, come trampolino per crescere. Siamo partiti da qui per raggiungere nuovi clienti”.
Che fine hanno fatto i crediti non riscossi dalla Trentino Sicurezza? “Una gran parte – risponde Ruocco – è andata persa – Per il resto, qualcosa spero di recuperare, ma a causa delle lungaggini della giustizia, i tempi sono biblici. Quali sono le nostre aspettative per il futuro? Modificando la clientela, che nella nuova prospettiva di crescita ha iniziato ad essere selezionata sulla base dell’affidabilità, con impiego non indifferente di risorse, ci siamo portati verso una nicchia di mercato con ottimi risultati e siamo riusciti di conseguenza a reintegrare il personale. Ma non può essere questo il futuro. L’obiettivo deve essere quello di mettere in sicurezza i clienti di tutta Italia. D’altra parte è stata una scelta obbligata e l’unica soluzione che potessimo mettere a punto con le nostre forze. Non dobbiamo rassegnarci quindi, ma cercare di creare una sinergia di intenti”.
“Con l’adesione a Conflavoro Pmi – spiega – ho riscontrato questa condivisione e la spinta giusta per poter lavorare insieme ad un progetto comune, come quello di ottenere maggiori garanzie per la riscossione del credito. L’associazione di categoria sta lavorando concretamente ad un piano che dia in futuro maggiori garanzie e tutele alle imprese in difficoltà perché vittime di insoluti. Una iniziativa che appoggio in pieno e alla quale sto collaborando in prima persona, perché ci credo e ritengo possa dare presto i suoi frutti. Sono convinto che siamo noi imprenditori a dover trovare una soluzione e a mettere in atto il cambiamento in cui crediamo. La storia della mia azienda lo dimostra. Non possiamo più appoggiarci ad uno Stato che ha dato prova di non avere voglia di darci un sostegno, delle garanzie per salvaguardare il futuro delle nostre imprese. Gli imprenditori devono avere il coraggio di continuare a investire su se stessi, sul proprio credo, che è quello di una passione innata verso la propria creatura, e cercare da sé i mezzi per tutelarla”.