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lunedì 3 aprile 2017

I social, l'economia e la finanza: una storia destinata a crescere


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I social, l'economia e la finanza: una storia destinata a crescere


I social, l'economia e la finanza: una storia destinata a crescere
Da un po' di tempo si assiste, in Rete, a un fenomeno connaturato appieno con Internet 2.0, e forse anche con una sua ulteriore evoluzione: si parla di economia e finanza, e parecchio, sui social network.
Questo fenomeno, che è opportuno definire tale, è letteralmente esploso da pochi anni, e fondamentalmente grazie a un social specifico: Twitter.
Prima di Twitter, infatti, l'informazione economico-finanziaria, per quanto veloce, era relegata fondamentalmente a due fonti (escludendo quelle classiche della TV e dei giornali, naturalmente, che per loro definizione sono meno immediate, soprattutto la seconda): i blog e Facebook.
Questi due strumenti però, avevano, e hanno, dei limiti evidenti. Quali?

I precursori

I blog, piena espressione dell'evoluzione della seconda fase di Internet, sono la voce personale di un autore, il suo diario, il suo “journal” e, sebbene immediati nella pubblicazione, hanno lo svantaggio di essere singoli, nel senso che bisogna controllarli uno per uno, come si farebbe con un giornale, per vedere se è stato pubblicato qualcosa di nuovo, o quantomeno abbonarsi ad un “feed” che ci avverta che è stato pubblicato qualcosa di nuovo.
Facebook, d'altro canto, esploso letteralmente nel corso degli ultimi anni, è fondamentalmente (checché se ne possa pensare) una messaggeria evoluta, consultata più che altro per sapere cosa fanno gli “amici”, e per essere tenuti al corrente della loro vita, privata o meno. Solo limitatamente un altro utente si interessa a leggere ciò che una persona pubblica, come link, su FB e desidera quindi condividere con gli altri. Oltretutto, l'argomento economia/finanza non è certo “mainstream”, ed è certamente uno degli ultimi a solleticare l'interesse della stragrande maggioranza di amici e conoscenti che annoveriamo sul social più famoso di tutti. 

Twitter, il "game changer"

Quindi, ecco Twitter: immediato quanto nessun altro, e in grado di mettere insieme, in un singolo “thread”, tutti coloro che desideriamo seguire. E la vera novità sta proprio in questo: voglio tenermi al corrente in merito a tutti i più importanti giornalisti/economisti/blogger economico-finanziari? Voilà, ecco che lo posso fare, posso farmi una o più liste apposite, organizzarmele come voglio, ed essere aggiornato, veramente all'istante, su ciò che coloro dicono.
Il successo strepitoso e straordinario di questo nuovo medium è certificato dalla TV (ed in misura molto minore dai giornali), che riportano quotidianamente le dichiarazioni di questo o di quell'esponente di spicco, via Twitter, in merito all'ultima manovra di governo, o a quella nuova legge che tutti aspettavano, o a quella decisione sui tassi che tutti temono, o all'andamento di un singolo titolo, ETF o fondo a cui si possa essere interessati. 
E poi via di “hashtag”, cioè un argomento più o meno di tendenza, seguibile su singole pagine a cui tutti possono collegarsi, e che prende in considerazione solo i tweet che fanno riferimento a quel particolare argomento (per esempio, #oil per il petrolio).
Non c'è paragone alla velocità con cui l'informazione è oggi veicolata, e non c'è paragone alla profondità e alla qualità con cui l'informazione economico-finanziaria è oggi disponibile anche ai professionisti del settore, siano quelli già citati, o ai professionisti del risparmio gestito (promotori e consulenti indipendenti) su questo particolare social.
Anche questi ultimi, infatti, hanno potuto ottenere (come è facile comprendere) un netto e grande vantaggio dall'esplosione dei social, soprattutto da quello a cui abbiamo appena fatto riferimento. Immaginatevi poter avere all'istante l'ultima decisione di quel particolare analista, o della propria rete, o di quel famoso commentatore, e poter includere questa ed altre informazioni simili nelle nostre analisi, onde poter proporre al cliente una situazione del mercato aggiornata veramente agli ultimi minuti.
Va da sé che i contenuti di questi social, liberamente disponibili anche sui dispositivi mobili, consentono una condivisione immediata, che anche il professionista del risparmio può, e deve avere, con il proprio cliente.
Sì, i social hanno cambiato il modo di fare e di parlare di economia e finanza. Non sono indispensabili (il mondo è andato avanti anche senza di loro per millenni) ma, nell'era digitale, sono dei “game changer”. In meglio, sia ben chiaro.

Alessandro Ruocco è un consulente di investimento indipendente. Le aree in cui è principalmente attivo sono l'asset management e l'analisi di settori e titoli azionari, ed il mercato valutario, entrambi a livello globale.
Le analisi qui pubblicate sono rivolte esclusivamente a investitori istituzionali e operatori qualificati, così come definiti nell'art. 31 del Regolamento Consob n° 11.522 del 1° luglio 1998 e successive modifiche ed integrazioni. Il commento qui pubblicato non implica responsabilità alcuna per i soggetti coinvolti e per Citywire Financial Publishers Ltd., che non svolge alcuna attività di trading e pubblica tali indicazioni a scopo puramente informativo. In tal senso, si prega di fare riferimento alle condizioni e ai termini di utilizzo del sito.

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