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Avverbi, Diverbi e sentimenti...

martedì 6 agosto 2013

RUOCCO al festival di Sanremo. Adriana Ruocco 1975 e 1977























"SARO'BELLISSIMA" 
(A.Ruocco)

lo so che e' troppo presto ma

ti voglio
ogni giorno in piu' 
ci anvvicina un po'
tanto il tempo e' dalla parte mia
e mi preparero' per te
per piacere a te
e tu mi dirai
ti voglio chissa' che faccia che farai
in quel momento io 
saro' bellissima

io li conosco i gusti tuoi
ti studi0 da una vita ormai
mi giochero' tutto per tutto
io ti avro'
ti accorgerai di me
il mattino a innamorarti
perche' saro' bellissima

e impazzirai per me
e tutto per avermi
perche' saro' dolcissima

amore mio
non amare finche' arrivo io
e se lo farai
mi dispiacera' per lei
io li difendo i sentimenti miei
e tu quel giorno che li capirai
mi ringrazierai
e poi mi dirai
ti voglio e dalla gioia piangero'
in quel momento io saro' bellissima


verra' l'estate a innamorare
io appariro' dal blu del mare
ed entrero' dentro al tuo cuore
bella come il sole e
cosi' ti accorgerai di me 
ma fino a innamorarti
perche' saro' bellissima

e impazzirai per me
e tutto per avermi
perche' saro' dolcissima

si bellissima 



ti accorgerai di me
ma fino a innamorarti
perche' saro' bellissima

Adriana Ruocco (Vallo della Lucania10 settembre 1981) è una cantante italiana.
Ella ebbe una certa notorietà a livello nazionale nella metà degli anni novanta grazie alle apparizioni a Sanremo Giovani 1995 con il tormentone Ti prego, ti prego, ti prego, l'anno seguente al Festival vero e proprio con Sarò bellissima (seconda classificata nella sezione "Nuove Proposte") e nel 1997 sempre al Festival con Uguali, uguali.

Uguali uguali

Adriana Ruocco

Sai che siamo fatti apposta, stiamo bene, troppo bene noi
L'ho capito a prima vista, stessi sogni, stessi gusti miei
Tutti i dischi di Daniele e dei Jamiroquai
In silenzio non ci stiamo mai
Si sta abbracciati sul divano fino a che ci addormentiamo
è una storia fatta apposta destinata a non finire mai
Qualche volta si è interrotta ma il passato è riparato ormai
Stiamo bene troppo bene sia nel bene che nel male
Chi ci tiene stiamo insieme noi
Non saremo due normali, siamo unici, speciali
Siamo uguali, uguali, uguali noi
E il cuore è in cima all'Himalaya
Ti prego non scendiamo giù
Io non la voglio un'altra storia
C'ho pianto e sofferto per te e ora pure tu
Non puoi fare a meno di me
Io senza te ma dove andrei
Tu senza me ma dove vai
Ci facciamo una promessa, l'importante è non apprezzarla mai
Non ti perdo e se ti perdo non mi arrendo fino in fondo





Aveva solo 14 anni questa specie di Emma Marrone ante litteram quando comparve per la prima volta sul palco dell’Ariston tra i giovani di Sanremo, dimostrando una invidiabile sicurezza per la sua età ed un incosciente coraggio nell’interpretare una canzone adulta lievemente edulcorata, ma decisamente poco adatta per una neoadolescente. 

“Sarò bellissima”, lo dico senza paura, è un vero e proprio manifesto del professionismo musicale italiano di quegli anni, arrangiato con il nostalgico “effetto goccia”, e suggellato dalla capacità di scrittura tipica della grande musica nostrana del tempo che fu. 

Dubbiosi? Ascoltate il bridge che cambia armonia con un inaspettato accordo minore e il testo che anticipa furbescamente il “chiodo” del ritornello. 

Notate la costante crescita sia della tonalità melodica che “emotiva” del brano, fino a far esplodere il brioso inciso per culminare con il ritornello finale sparato a tonalità stratosferiche. Condite con il tocco autorale della famiglia Migliacci (“verrà l’estate a innamorare”, non so se mi spiego) ed avrete la summa di un brano pop perfetto per lanciare la versione nineties di Gigliola Cinquetti. 

Adriana lo cantava dritta senza fare una piega, non mostrava mai segni di cedimento, portava a casa il suo compito in maniera egregia: chiunque avrebbe scommesso sulla sua vittoria, o almeno sul suo indiscutibile talento. Sul podio del Festival, però, venne surclassata dall’esordiente Syria che, al contrario, calcava la scena come un pulcino pigolante e con i suoi evidenti timori, gli abiti monacali e la voce roca, quasi rotta dal terrore, fece breccia sul pubblico che premiò la sua “Non ci sto” (di Claudio Mattone, anche qui un autore coi controcosiddetti).

Aveva solo 15 anni quando comparve per l’ultima volta sul palco dell’Ariston tra i giovani di Sanremo, in versione paurosamente regredita rispetto all’edizione precedente. 

L’angelica bambina che l’anno prima intonava l’inno della donna matura che aspettava di scoprire l’amore carnale, quest’anno presenta un brano che parla di casti bacetti scambiati sul divano ascoltando i Jamiroquai. 

Gli autori sono sempre quelli, inclusi quei Migliacci nel frattempo reduci dal successo internazionale del rap melodico spaghetti e mandolino T’appartengo di Ambra. E infatti, “Uguali uguali”, canzone che mette la parola fine alla carriera di cantante di Adriana Ruocco, è un inutile taroccamento del successo della regina di Non è la Rai (alla quale viene accostata anche per look e movimenti coreografici); un brano senza arte né parte né futuro, che la relega al penultimo posto della classifica sanremese di quell’anno, in cui trionfa il fastidioso stile italoceltico di Paola e Chiara e la loro “Amici come prima”.


Oggi Adriana Ruocco è scomparsa e non se ne hanno più notizie. In rete si mormora (ma è un fake, suvvia) che sia diventata suora e lavori in missioni umanitarie in Africa. 

Scelta del tutto condivisibile, se si considera quali livelli rasoterra abbia raggiunto il Festival di Sanremo ai giorni nostri.

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