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sabato 22 giugno 2013

Emigrazione italiana in Algeria a Mer-el--Kebir

Mer-el-Kebir


17 Molti disertori degli eserciti degli stati italiani si rifugiarono in Algeria, dove la Legione straniera (nata nel 1831) contava nel 1833 un battaglione di italiani (Ch.-A. Julien, Histoire de l’Algérie contemporaine, vol. I, PUF, Paris 1979 (I ed. Paris 1964), p. 271). In seguito si contarono italiani tra i disertori della Legione che passarono dalla parte di Abd el-Kader (Ivi, p. 272). Bisogna ancora ricordare che prima del 1861 non si può parlare propriamente di una ‘emigrazione italiana’ in un senso unitario, di appartenenza nazionale.


19 Cit. da R.H. Rainero, Aspetti  e vicende dell’emigrazione italiana in Algeria dalle origini all’avvento del fascismo cit., p. 228. Questa cifra è fornita anche dal «Giornale delle Due Sicilie» (n. 204, 1852), che traduce un articolo del «Moniteur Algérien» sul censimento della popolazione del territorio algerino.


20 Leone Carpi (Delle colonie e dell’emigrazioneitaliana all’estero, Milano 1881) proponeva una cifra variabile tra 7.000 e 11.000: questa variabilità era dovuta da un lato alle presenze stagionali, da un altro all’incertezza della nazionalità creata dalle leggi francesi sulla naturalizzazione. Jules Duval (Histoire de l’émigration européenne, asiatique et africaine au XIXe siècle, Paris 1862) afferma che gli italiani erano circa 13.000 intorno al 1860.

21 V. Briani, Il lavoro italiano in Africa cit., p. 70.

22 Questa presenza, in particolare per la pesca del corallo, rimontava a molto tempo prima della colonizzazione francese.

23 Ch.-A. Julien, Histoire de l’Algérie contemporaine cit., p. 242. Con una legge del 1887 i lavoratori italiani nel settore della pesca che risiedevano in Algeria furono obbligati a prendere la nazionalità francese. Tra il 1887 e il 1891, 4.752 italiani (per la maggior parte pescatori) furono naturalizzati francesi (V. Briani, Il lavoro italiano in Africa cit., p. 69).

24 «Les Italiens (8.175) n’aimaient pas le travail de la terre. Maçons mués en tâcherons, ils avaient répondu, dès le début, parfois sans trop de scrupules, aux besoins de la construction, puis avaient cherché les petits métiers: domestiques, conducteurs de corricolo, bateliers ou, plus profitablement, cantiniers, tenanciers de maisons garnies, restaurateurs ou fabricants de pâtes alimentaires»
[Gli italiani [...] non amavano il lavoro agricolo. Muratori trasformati in cottimisti, avevano fin dall’inizio risposto, a volte senza molti scrupoli, ai bisogni della costruzione, poi avevano cercato i piccoli mestieri: domestici, vetturini, barcaioli o, con maggior profitto, cantinieri, gestori di locande, di ristoranti o fabbricanti di paste alimentari] (Ch.-A. Julien, Histoire de l’Algérie contemporaine cit., p. 251). Questo brano di Ch.-A. Julien si riferisce al censimento del 1847.

25 «Non conobbe un accrescimento spettacolare, benché il suo volume aumentasse in occasione di ogni periodo di assunzioni nel settore delle costruzioni e dei lavori pubblici» (Ch.- R. Ageron, Histoire de l’Algérie contemporaine cit., p. 125).
26 V. Briani, Il lavoro italiano in Africa cit., p. 66.
27 Cfr. Ch.-R. Ageron, Histoire de l’Algérie contemporaine cit., p. 125.


28 «[Gli italiani] facevano aprire le cave, costruivano forni per la calce, fabbricavano mattoni......


Ricordiamo ancora che la maggior parte delle statistiche disponibili, basate sulla quantità di passaporti rilasciati dalle autorità di polizia, non permette di precisare la dimensione reale dell’emigrazione.

L’osservazione di Romain H. Rainero, che si riferisce al caso algerino, secondo cui questa emigrazione sfugge a qualsiasi controllo […] delle autorità italiane che sembrano sempre alla ricerca di dati sulla consistenza della presenza italiana nel paese e che sono costrette a procedere a stime, e solamente a stime, per valutare la dimensione reale del fenomeno, può applicarsi alla totalità dei paesi di arrivo.



Ricordiamo tra l’altro con Rainero che l’obbligo del passaporto riguardava unicamente il capofamiglia, e che dunque non si può sapere a quante persone realmente emigrate corrisponda un passaporto; che una parte dell’emigrazione verso i paesi magrebini, soprattutto quella delle regioni settentrionali, prendeva la strada della Francia e dei porti francesi, e dunque non appariva nelle statistiche italiane come un’emigrazione ‘africana’; che una parte dell’emigrazione era clandestina, soprattutto quella generata da ragioni politiche, e dunque sfuggiva ai controlli e alle statistiche… 

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