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giovedì 15 marzo 2012

La mia Coffee….. Non era un cane



Coffee
Dedicato a Cinzia e a Coffee

Quello che segue è qualcosa che ha scritto cinziamaria una sera di Febbraio del 2008 …..


La chiamammo Coffee per ricordare il colore di quel caffè espresso che in Nord Dakota, negli anni ’90, non sapevano ancora cosa fosse, e per me, invece, era il colore dell’Italia, del caffè, della compagnia.

Lei era al canile insieme alla sua sorellina bionda, in gabbia, in attesa di essere adottata. Appena ci vide, cominciò a correre avanti e indietro e fu amore a prima vista……

Non serve a niente pensare che era “solo” un cane, perchè non è affatto così. E’ stata una componente della famiglia a tutti gli effetti. Ed è un altro pezzetto di cuore che si è spento quando se ne è andata ad aspettarci “dall’altro lato”.

La mia Coffee mangiava le olive (senza nocciolo), la frutta e la lattuga. Quando mangiava il gelato era uno spettacolo e la gente si fermava a guardarla mentre leccava il cono fino alla base e poi cominciava a mangiare la cialda. Dovevamo solo reggerlo per lei.  Qualsiasi cosa di commestibile cadesse sul pavimento, si poteva evitare di preoccuparcene tanto da meritarsi il nomignolo di Vacuum-dog (cane aspiratutto). Il cibo è stata la sua grande passione e perfino stamani,prima di stare male, ha fatto colazione!!!… Sapeva usare gli occhioni dolci per ottenere sempre qualche cosa… e adorava i muffins!

Non sopportava di vedere valige, si intristiva e andava a nascondersi per piangere. Avrà corso questo giardino per chilometri…ma da un po’ di tempo dovevi trasportarla dentro e fuori perchè non camminava più. Era una gran pisciona ma da un po’ di tempo indossava i pannoloni a cui facevamo il buco per far passare la coda. Ogni giorno, bagno a mia madre e a lei per pulire gli “errori” corporali della notte.

E’ cresciuta in mezzo ai gatti e, sicuramente, pensava di esserne uno perchè ti saltava in grembo come fanno i felini, senza comprendere che lei pesava 25 kg e mostrandosi molto sorpresa quando ti facevi male e non l’abbracciavi subito. Ma da un po’ di tempo ti implorava con gli occhi di sederti accanto a lei sul pavimento…

E’ stata una grande amica, silenziosa, comprensiva, onnipresente.Si era affezionata così tanto a mio padre, durante le sue visite, che quando lui morì – in Italia –  qui in America non si riusciva a comprendere che cosa avesse il cane tanto era inquieta e piagnucolante, negli stessi minuti. Certo, apparteneva più a mio marito che a me, e insieme facevano lunghe passeggiate; eppure, più di una volta me la sono ritrovata con la zampa sulla mia gamba e gli occhi nei miei a tentare di consolare un pianto dirotto di una depressione che non mi lasciava.

Sono migliaia i fotogrammi della sua storia connessa con la nostra che mi passano davanti agli occhi da stamattina: da quando è arrivata come un cucciolo vociante fino a quando è partita stamani, avvolta nella sua coperta, verso un veterinario che ha solo confermato quello che non avremmo voluto mai ascoltare.
Solo un grande filo accomuna e mette in fila tutti i passati 16 anni con lei: quello di un amore sconfinato e incondizionato che lei ha saputo regalarci, giorno dopo giorno, fino a stamattina quando, pur non abbaiando più da mesi, si è fatta sentire abbaiando una sola volta per farci capire…

La mia Coffee….. Non era un cane

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