Post in evidenza

Avverbi, Diverbi e sentimenti...

domenica 3 luglio 2011

Don Giobbe Ruocco





Una sua biografia sintetica con i fatti che decretarono il suo allontanamento dall'insegnamento, l'abbiamo rintracciata nel saggio scritto da Angelo Russi quando descrive straordinariamente uno spaccato della San Severo dei primi anni del Ventennio, nella quale erano molto vivi i fermenti politici e sociali dal quale emergono anche alcune costanti del comportamento umano, che ne rendono davvero interessante la lettura, esemplare, è appena il caso di dirlo, anche da un punto di vista metodologico.


Nato a Capri nel 1879 e scomparso nel 1957, Ruocco si laureò in Lettere a Napoli nel 1919, iniziando la sua carriera di docente, che lo porta, come si usava allora, in giro per l’Italia. Nell’ottobre del 1922 il sacerdote viene inviato proprio a San Severo, nella locale Regia Scuola Tecnica e Complementare, intitolata al matematico Michele Zannotti.
In terra dauna avviene forse l’episodio più doloroso della sua esistenza: la sospensione e poi addirittura l’allontanamento definitivo dal servizio. In altri termini, Ruocco viene cacciato dalla scuola fino al 1944, dopo la caduta del regime.
Lavorando su questo episodio, pur avendo a disposizione poche fonti dirette, Russi da par suo ricostruisce una pagina molto significativa, che ha anche una valenza generale, mostrando la complessità dei rapporti tra Chiesa Cattolica e Fascismo, notoriamente in attrito sul tema dell’educazione dei giovani. Ma di quale grave colpa si è reso colpevole questo sacerdote campano diventato docente di lettere italiane? Nell’anno scolastico 1925-26 egli aveva contestato il testo di una “Preghiera della Mattina”, composta dal direttore della scuola, Giuseppe Pezzano, ritenendola, con molte argomentazioni, “acattolica”, contraria allo spirito della Chiesa. Il testo della preghiera, però, era stato accettato dal vescovo della diocesi sanseverese, mons. Oronzo Durante, e don Giobbe si ritrovò praticamente solo, di fronte agli altri docenti dell’istituto.
L’atto di insubordinazione di Ruocco fu probabilmente aggravato dal suo carattere fiero e spigoloso, oltre che dalla sua vici nanza al Partito Popolare di don Sturzo, al quale aveva aderito a Capri, chiamando in causa aggravanti politiche. Tutto questo finì per costargli caro e la punizione appare a dir poco incredibile per un lettore di oggi, tanto grande è la sproporzione tra la colpa e la punizione."



Nessun commento:

Posta un commento