Benvenuta Carlotta su lacasadelrap.com. Come d’obbligo iniziamo dalle presentazioni: chi sei e come nasce la tua passione per la musica? Parlaci del tuo background personale ed artistico.
Cal: Ciao, grazie per lo spazio sulla vostra rubrica!
Mi chiamo Carlotta, in arte Cal, classe ’95, di origine trevigiana. La mia passione per la musica non ha una datazione precisa, fin da bambina ho sentito la necessità di avvicinarmi al canto e agli studi musicali; ho ascoltato e ascolto tutt’ora vari generi, dal reggae al jazz, dal funk all’Hip Hop, passando per l’elettronica.
Le mie esperienze musicali sono passate dal canto Jazz allo studio del violino e del sax, fino ad arrivare all’Hip Hop, come rapper. Da amante della sperimentazione, ho difficoltà a riconoscermi in un’unica sfaccettatura artistica, da piccola ballavo ora dipingo, stampo, suono a livello amatoriale diversi strumenti musicali, rappo e canto.
Mi sono avvicinata all’Hip Hop frequentando la realtà underground della mia città e soprattutto grazie a un gruppetto di amici del liceo che facevano graffiti e che mi hanno passato la “febbre dei muri”. Ho iniziato con il writing, per strada e ai vari live-painting in spazi occupati a Treviso e Bologna, e poi mi è esplosa dentro la necessità di esprimermi a parole, per poterle trasformare in musica.
Nell’Hip Hop, come genere, ho trovato la possibilità di mischiare il canto al rap, con metriche fuori dal comune e testi letteralmente viscerali (di cui non pensavo potesse importare a qualcuno il contenuto), insomma ho trovato il mio posto.
Dal 2016 ho iniziato a registrare le mie prime tracce grazie alle produzioni di Jacopo Trapani (Trap), e a suonare in giro, prevalentemente in Emilia Romagna, grazie ad Alfredo d’Alessandro (Alfred’) e Gianmarco Stambazzi (DJ Stamba), che ascoltando il mio Soundcloud, mi hanno invitata a entrare a far parte del collettivo Colpo di Stato Poetico.
Da allora ho girato nella penisola per partecipare a Slam Poetry e Contest Showcase, partecipando anche al Premio Dubito 2017 e classificandomi al terzo posto in finale.
La rubrica Ladies First è nata per presentare i tanti progetti che la scena urban femminile propone. Nell’ambiente del rap ancora oggi le donne sono spesso considerate non all’altezza dai colleghi uomini e questo è ancora il pensiero comune tra artisti, addetti ai lavori e appassionati del genere.
Approfittando del fatto che questo è un progetto misto, voi cosa ne pensate, qual è la vostra rispettiva chiave di lettura sulla questione?
Cal: Per quanto mi riguarda vivo ancora nell’illusione di stare nel mezzo, nello spazio riservato a chi si sente artista e non female o male rapper. E con il “sentirsi artisti” non intendo certo presunzione o arroganza, ma sincera necessità di trovare nutrimento solo attraverso l’espressione artistica, nel bene e nel male.
È parecchio evidente che lo stato attuale della realtà musicale, perlomeno nell’ambiente rap, favorisca il rapper maschio, eppure questo non impedisce a tante Ladies di avanzare nella produzione di creature che prendono il volo e arrivano dove devono arrivare, alle orecchie di chi sa riconoscerne il valore. Perciò spesso “colleghi”, addetti ai lavori e appassionati, si ritrovano tra le mani pezzi strepitosi e non hanno tempo di rimanerne stupiti, perché devono cercare di sotterrare l’imbarazzo o l’orgoglio calpestato. Dico spesso a me stessa che tutto ciò non mi riguarda, non sono qui per gareggiare con nessuno, sono qui per bruciare il tempo.
Sono stata abbastanza fortunata nell’incontrare, tra i vari rapper coetanei e non, “casi maschili” rispettosi della mia dimensione femminile, per lo meno in apparenza, o forse intimiditi dalla mia energia, dal mio entusiasmo e dalle mie capacità tanto da darmi la possibilità di condividere un palco, un microfono o un cerchio in freestyle. Chiaramente avere l’onore di lavorare con Ice può rendere chiunque parecchio odiabile, ma è un sentimento che posso comprendere e che purtroppo spesso porta a tagliarsi le gambe da soli più che ad ostacolare gli altri. Comunque sia, tutto ciò che riuscirò a trasmettere so che rappresenterà innanzitutto la mia dimensione interiore; in secondo luogo, spero sia un contributo alla scena femminile e maschile del rap-game italiano e che porti maggiore attenzione mediatica a chi cerca di esprimersi attraverso un “Hip Hop nutriente”.
Ice: La mia risposta non può che cominciare così, da “Roxanne’s Revenge” di Roxanne Shantè; sono sempre stato in fissa con l’universo rap ed Hip Hop e questa è cosa nota, e non ho mai fatto differenze tra uomini e donne, sia perché nella scena americana, a partire dalla sopracitata Roxanne Shantè, che in quella italiana, abbiamo avuto esempi e continuiamo ad averne di donne valide, che non necessitano di avere una categoria a parte.
In Italia abbiamo avuto tante donne che hanno impugnato il microfono ed hanno mostrato il loro stile sia come scrittrici che come Freestylers. Già dai primi anni ‘80 ci sono state M.C. come Carrie D, Julie P, Charly Jay, proseguendo per La Pina, Sab Sista, Marya, Vaitea, Malaisa, Alea etc. In alcune regioni di Italia addirittura c’è una concentrazione molto alta di donne brave e capaci, che sembra un assurdità che non escano o trovino sfogo.
Parliamoci chiaro: oggi come oggi non è più un discorso di chi rosica o è invidioso nel fare certi commenti, è sotto gli occhi di tutti e nelle orecchie di tutti che la roba che gira negli ambienti mainstream è a malapena decente. Ormai anche loro , gli artisti e i promoter e i chicchessià che stanno dietro a questa scena fake e plasticosa, ti sbattono in faccia che fanno “merda” perché il pubblico è ignorante e vuole la “merda”. Sono i primi ad insultare il loro pubblico in nome del marketing, ed è grazie al marketing che nascono i dissing o si sparano cazzate di ogni tipo. Prendi proprio l’esempio che una donna per essere credibile deve avere un passato da spogliarellista come Cardi B, ma credibile per cosa? Io penso che la credibilità vada misurata sui contenuti delle singole MC; fare un affermazione del genere e farla passare significa entrare a far parte di una catena di responsabilità, che passa anche attraverso il giornalista che l’ha fatta passare, senza controbattere. In America c’è stato lo stesso problema, eppure di MC bravissime ce ne sono ancora di più e stanno aumentando.
Tornando alla tua presentazione Cal: quali sono le ambizioni, oltre alla passione, che alimentano la tua voglia di fare musica e quali obiettivi hai per il prossimo futuro?
Cal: La mia crescita è inevitabilmente legata alla mia volontà di evolvere, innanzitutto come persona e poi come artista. Sto camminando per la mia strada interiore per permettermi di avanzare altri cento passi nella vita. La mia voglia di fare musica è strettamente legata al bisogno di condividere alcune parti della mia esistenza, quando suono mi sembra di vivere una sorta di rigenerazione cellulare e l’elettricità che si crea mi fa sentire viva. Sono parecchio introversa sotto molti punti di vista, ma sento anche la necessità di vivermi il sociale, soprattutto a livello artistico, incontrare altre persone con un percorso simile al mio, con le stesse battaglie quotidiane. I miei obiettivi per il prossimo futuro sono continuare ad esprimermi il più liberamente possibile, restare viva e campare della mia arte. Perciò credo che tireremo presto fuori un altro disco.