GENNARO RUOCCO.
Da quando la fotografia è nata è
stata il modo più sbrigativo per tramandare la propria immagine ai posteri
anche per chi non aveva i mezzi economici per farsi ritrarre da un pittore alla
maniera dei ricchi che con le loro immagini hanno dato luogo ad
autentiche gallerie d’arte nelle quali campeggiano opere di valenti artisti o
di pittori meno noti ma valenti quanto i primi, testimoniando il loro modo di vivere, vestire e agire.
La fotografia che significa
scrittura con la luce nasce con l’aiuto dei risultati ottenuti nella campo dell’ottica
applicata alla camera oscura già adoperata dal Canaletto per redigere opere
estremamente calligrafiche della sua
Venezia, il primo ad applicarla in ambito fotografico fu il francese Joseph Nicéphore
Niépce, cui convenzionalmente viene attribuita
l'invenzione della fotografia, anche se studi recenti rivelano tentativi
precedenti, come quello di Thomas Wedgwood.
Niépce nel 1813 mentre studiarva i
possibili perfezionamenti delle tecniche litografiche,
si interessò anche alla registrazione diretta di immagini sulla lastra
litografica, senza l'intervento dell'incisore con l’utilizzo del cloruro d'argento e nel ottennendo 1816la
sua prima immagine fotografica (che ritraeva un angolo della sua stanza di
lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato con cloruro d'argento.
Bisogna aspettare il 1822 per avere la prima
produzione con la nuova sostanza fotosensibile. Si tratta di un'incisione su
vetro raffigurante papa Pio VII
che andò distrutta poco dopo e la più antica immagine oggi esistente fu
ottenuta da Niépce nel 1826, utilizzando una camera oscura il cui obiettivo era una lente biconvessa, dotata di diaframma e di
un basilare sistema di messa a fuoco. Niépce chiamò queste immagini eliografie.
Tra il 1840 e il 1870 i processi e i materiali fotografici
vengono perfezionati spianando la strada a un esercito di persone desiderose di
lasciare ai posteri un ricordo della propria persona fisica senza dover impegnare un capitale e posare
per molti giorni.
In
Italia non mancarono gli entusiasti della nuova arte e quelli più intraprendenti
aprirono studi fotografici per accontentare la clientela che prendeva sempre
più gusto nel farsi riprendere.
Prese piede
anche la moda di collocare sulla tomba una immagine del defunto per cui molte
famiglie facevano fotografare i congiunti morti mentre erano ancora “sul letto con il vestito scuro, le scarpe
lucide a rappresentare la cura e il decoro della famiglia, ma non in tutti
paesi era possibile rintracciare un fotografo per cui prende piede la
professione di fotografo ambulante.
Le foto,
in molti casi, venivano inviate ai parenti lontani emigrati all’estero per
testimoniare la crescita della progenie, l’esistenza in vita dei congiunti rimasti
a casa per annullare ogni distanza e tenere vivi i sentimenti di appartenenza.
Nella
mia ricerca ho rintracciato una pubblicazione all'interno della quale Rosaria Gaudio a pagina 150 narra di Gennaro Ruocco che operò negli anni
quaranta nella piazza principale di
Vallo della Lucania. “Fotografo per passione e per mestiere” quando si rese
conto “che il mestiere di fotografo poteva essere più redditizio” degli che praticava. Piazzò “in
piazza Vittorio Emanuele II una macchina fotografica su cavalletto, “’u
mastrillo” come lo chiamavano i paesani” e incominciò a fotografare i clienti
che gli si presentavano e desideravano di “entrare nella macchina fotografica per uscirne su carta e magari, con qualche
ritocco, anche un po’ abbelliti.”
Gennaro
Ruocco (1900 – 1978) assieme a Umberto Nuzzo (1903 – 1980) scesero in piazza e
trasformarono la loro passione in mestiere mettendo in posa centinaia di
contadini e frequentatori dei mercati rionali di Vallo e dintorni.
Nel
tempo si sono costituiti nel Cilento fondi fotografici locali a testimoniare l’attività
dei due ambulanti appena raccontati e di quelli arrivati dopo con le loro foto gli istanti salienti delle comunità che attraversavano e gli
aspetti più eclatanti della vita dei loro clienti.
Sarei felice se qualcuno della parentela o collezionista inviasse un'immagine di Gennaro che neppure il libro a messo in evidenza fisicamente assieme a Nuzzo.
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