« Abbiamo
chiamato braccia e sono venuti uomini »
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(Max Frisch,
scrittore svizzero, 1965)
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Il termine "Italo-svizzeri" non è molto utilizzato e
quando si parla d'emigranti italiani, si usa prevalentemente dire "gli Italiani in Svizzera". Gli
Italo-svizzeri non vanno confusi con gli Svizzeri
italiani, che sono invece gli abitanti autoctoni delle regioni Svizzere di
lingua italiana distribuite
a sud delle Alpi, nel Canton Ticino (dove l'italiano ricopre il ruolo di
prima lingua a scuola e nelle istituzioni) e nel Canton Grigioni (più precisamente nelle valli della Mesolcina, Calanca, Poschiavo e Bregaglia e nel comune di Bivio in Val Sursette).
In Svizzera la lingua italiana è lingua nazionale e riconosciuta come
lingua ufficiale della Confederazione insieme al Tedesco, il Francese ed il
Rumantsch (romancio:
lingua ladina delle valli grigionesi). L'italiano viene
parlato come lingua autoctona dagli Svizzeri italiani nel Canton Ticino ed in
parte del Canton Grigioni.
Nonostante l'Italiano sia parte integrante del tessuto culturale e
linguistico elvetico, fuori dalla Svizzera italiana la sua importanza e l'uso
nella collettività vanno decrescendo per varie ragioni.[1]
La causa principale è da ricercarsi nell'integrazione dei figli
d'italiani emigrati di seconda e terza generazione, che (come dimostrato nel
censimento del 2000) pensano e parlano -
quasi esclusivamente ormai - usando la lingua d'adozione, il tedesco o il francese.
Se da una parte ciò rappresenta un merito alla politica svizzera
d'integrazione, dall'altra si è forse persa l'occasione, per la minoranza
italofona, d'accrescere l'impatto culturale della lingua italiananelle
regioni tedescofone e francofone.
Un'altra causa della perdita di terreno della lingua italiana in Svizzera e, più in generale nel mondo, è lo scarso
sostegno che la lingua italiana riceve dallo Stato italiano fuori dall'Italia[2].
Il British Council,
a titolo di paragone, riceve dallo Stato britannico,
per curare e promuovere l'uso della lingua inglese,
circa 220 milioni di euro, il Goethe-Institut dallo Stato tedesco riceve 218 milioni di euro, l'Istituto Cervantes, per promuovere l'uso dello spagnolo riceve da Madrid 90 milioni di euro, l'Alliance française riceve quasi 11 milioni da Parigi (cui vanno aggiunti 89,2 milioni di
euro destinati all'Organizzazione Internazionale della Francofonia[3]),
mentre la Società Dante Alighieri, per promuovere e
curare l'utilizzo dell'italiano fuori dall'Italia, riceveva 1,2 milioni di
euro, dimezzati nel 2010 a 600.000 euro a causa dei risparmi
decisi da Roma[4] (circa un quinto di quanto spende il
solo Canton Ticino per salvaguardare il dialetto
ticinese e
l'italianità in Svizzera[5]).
Fuori dal Canton Ticino e dalle valli italofone
del Canton Grigioni, la comunità italo-svizzera ha aperto numerose
scuole nelle principali città elvetiche (finanziate in parte dagli stessi
immigrati, in parte dalla Confederazione svizzera). Due scuole
elementari, una scuola media e un liceo a Basilea;
una scuola elementare, una scuola media e un liceo a Losanna;
una scuola media e un liceo a Zugo; una scuola
elementare, una scuola media, un liceo artistico e una scuola superiore a Zurigo; una scuola
elementare, una scuola media e tre licei tecnici a San Gallo[6].
Vengono inoltre considerate "scuole italiane" anche l'Istituto
elvetico (scuola media e liceo, gestiti dai Salesiani)
di Lugano e il Liceo L. Da Vinci di Lugano, in quanto
seguono un programma di studio più simile a quello italiano che a quello
ticinese.
Integrazione dei giovani
Grazie ad una convenzione tra Svizzera e Italia, i giovani
italiani che hanno fatto richiesta di cittadinanza elvetica, hanno la
possibilità di mantenere il passaporto italiano; questo ha comportato una
crescita delle richieste di naturalizzazione, permettendo loro di godere dei
diritti civici in entrambe le nazioni. I figli della grande emigrazio- ne in
Svizzera, iniziata nel dopo guerra fino ai primi anni ottanta,
difficilmente decidono di rientrare in patria, al contrario dei loro genitori
che a volte riprendono la via del ritorno quando raggiungono l'età della
pensione.
La questione del rientro, con l'invecchiamento della popolazione
degli emigranti, ha comportato a partire dagli anni novanta il confronto con nuove problematiche
sociali: in molti infatti decidono di restare in Svizzera per stare accanto ai
propri figli e nipotini, altri decidono di tornare nel paese d'origine, dove
spesso hanno costruito la casa del tanto agognato rientro. Coloro che hanno
deciso di rientrare, possono ritrovarsi "emigranti" per una seconda
volta, quando si rendono conto che le abitudini della loro infanzia e le
amicizie di un tempo non ci sono più, in un'Italia che è certamente cambiata.
In funzione di questi rientri, in quei paesi del Mezzogiorno d'Italia dove l'emigrazione ha costituito per
decenni un vero tratto distintivo, culturale e di crescita economica, sono nate
una serie di Associazioni costituite e gestite da ex emigranti, che fanno da
corollario a svariate manifestazioni e feste che ripropongono il tema da un
profilo storico e sociale.
La storia dell'emigrazione italiana in Svizzera cominciò nella prima metà
dell'Ottocento.
La maggioranza degli Italiani in Svizzera provenne inizialmente dal Nord
Italia, soprattutto dal Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Lombar- dia.
Attualmente le regioni italiane di maggiore provenienza sono: Lombardia (15%),
Campania (13,1%), Puglia (12,4%), Sicilia (12,1%) e Veneto (8,4%); inoltre, gli
Italo-svizzeri si concentrano per lo più nella zona di Zurigo (22,7%) e Basilea
(14,4%).
« Nella
seconda metà del secolo XIX inizia la prima ondata migratoria degli italiani
in Svizzera. Nel 1860 se ne contano 10.000, nel 1900 117.059 e nel 1910 già
202.809. Lavorano principalmente alla nuova rete ferroviaria. Più di tre
quarti provengono dal Piemonte, dalla Lombardia e dal Veneto; il resto viene
dall’Italia centrale, Roma inclusa. Al sud spetta soltanto la quota assai
limitata dell’uno per cento.»
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Negli anni trenta vi fu anche una piccola emigrazione di
intellettuali e politici antifascisti, che diedero vita alle "Colonie
libere italiane" nel loro esilio. La seconda guerra mondiale arrestò l'emigrazione momentaneamente,
ma nel 1945 riprese incrementata dalla distruzione
bellica dell'economia italiana. Alla fine degli anni cinquanta si esaurì l'emigrazione dal
centro-nord italiano, per via del miracolo economico italiano, mentre si incrementò quella
dal Mezzogiorno. L'importanza dell'emigrazione italiana in Svizzera la si deduce anche dal
fatto che vi furono oltre sette milioni di partenze di emigranti italiani
dall'Italia per l'estero tra il 1945 ed il 1976, e ben due milioni
andarono nella Confederazione Elvetica. Quasi il 70% degli Italiani, che
emigrò nella Confederazione dopo la seconda guerra mondiale, si stabilì nei
cantoni di lingua tedesca.
« La
popolazione italiana sale costantemente fino al 1975. Più di due terzi
dell’intera popolazione straniera in Svizzera provengono dall’Italia. Nel
1975 si raggiunge il punto più alto e vengono registrati 573.085 italiani. La
maggior parte degli emigranti sono lavoratori stagionali, il cui permesso di
soggiorno è limitato a 9 mesi e può essere rinnovato all’occorrenza. Sono
occupati innanzi tutto in cantieri edili, pubblici e privati, e negli
esercizi alberghieri, ma anche in diversi settori non vincolati alla
stagionalità. Lo “stagionale” non è autorizzato a farsi raggiungere in
Svizzera dalla famiglia. Soltanto dopo anni e a determinate condizioni i
lavoratori stranieri ricevono il permesso di far venire la famiglia.»
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La proporzione di stranieri in Svizzera, che nel 1960 aveva superato il 10% della
popolazione, toccò il 17,2% nel 1970 con oltre un milione d'individui, il
54% dei quali italiani.
Se si contano i naturalizzati con doppio passaporto, la cifra supera le 527.000
unità,
su una popolazione svizzera di quasi otto milioni d'abitanti. Attualmente gli
stranieri in Svizzerarappresentano
il 23% della popolazione e la comunità italiana è ancora quella più numerosa (il
18,9% della popolazione straniera). L'Anagrafe ufficiale del Ministero
dell'Interno italiano attestava che nel 2007 vi erano 500.565 Italiani in Svizzera
con diritto di voto (includendo coloro con il doppio passaporto), e 261.180
nuclei familiari. Da questi numeri si può dedurre da una
parte l'importanza che ricopre ancora oggi la comunità italiana o italosvizzera
nella Confederazione, dall'altra l'importanza della Svizzera quale paese di emigrazione per gli
Italiani. Una simile emigrazione ha inizialmente creato tensioni all'interno
della società svizzera e in alcune occasioni esponenti di destra hanno cercato di limitare
l'immigrazione italiana promuovendo persino un referendum ("Iniziativa Schwarzenbach", che voleva
limitare il numero degli stranieri al 10% della popolazione svizzera) nel 1970, che non ha tuttavia
ottenuto la maggioranza dei consensi dei cittadini svizzeri.
Recentemente si è fatta consistente l'emigrazione in Svizzera di imprenditori italiani. Il flusso,
molto modesto negli anni passati (ma iniziatosi negli anni Settanta) si è
irrobustito. La figura più conosciuta è quella di Ernesto Bertarelli, figlio dell'imprenditore
Fabio Bertarelli che nel 1977 trasferì l'impresa di famiglia Serono da Roma a Ginevra.
A partire dagli anni Novanta si è accentuato il trasferimento di imprenditori
italiani in Svizzera, soprattutto nel Canton Ticino (favorita dalla vicinanza geografica,
dalla lingua italiana a dalla sua politica di marketing territoriale). Le
ragioni di questi trasferimenti sono principalmente: la burocrazia svizzera più
snella, il carico fiscale più modesto, migliori infrastrutture e
la presenza di parchi tecnologici.
Pubblicazioni degli Italo-svizzeri
·
Il Giornalino, trimestrale (Briga,
1988), editore Colonia Italiana di Briga, direttore Cinzia Viscomi Minniti.
·
Comunità, mensile (San Gallo, dal 1975), editore e direttore
padre Emilio Bernardini (Missione Cattolica
Italiana di San Gallo).
·
Corriere degli Italiani (Lucerna).
·
Insieme di Affoltern, bimestrale (Affoltern am Albis, 1982), editore Missione
Cattolica Italiana di Affoltern,
direttore don Albino Michelin.
·
Presenza Italiana, bimestrale della MCL di Ginevra (Ginevra,
1972), editore e direttore Luciano Cocco
(Padri Scalabriniani).
·
La Rivista, mensile (Zurigo, 1909), editore Andrea G. Lotti
(Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera), direttore Giangi Cretti.
Film sull'emigrazione italiana in Svizzera
·
I fabbricasvizzeri (1978) di Rolf Lyssy: film satirico
sull'integrazione forzata, con l'interpretazione di
·
Cara moglie (2006)
Regia di Silvano Console, le
lettere inviate dagli emigranti alle proprie famiglie.
·
Il resto di una
storia-The rest of a story (2008)
di Antonio Prata, Docu/Diario
in cui si rivisita Zurigo,
città da cui si fuggiva per sconfiggere la
dipendenza dall'eroina.
Italo-svizzeri famosi
·
Umberto Barberis, calciatore
·
Tranquillo Barnetta, calciatore
·
Diego Benaglio, calciatore
·
Gaetano Berardi, calciatore
·
Ernesto Bertarelli, imprenditore
·
Sébastien Buemi, pilota
·
Massimo Busacca, arbitro
·
Franz Calì, calciatore
·
Fabian Cancellara, ciclista
·
Fabio Celestini, calciatore
·
Davide Chiumiento, calciatore
·
Massimo Colomba, calciatore
·
Roberto Di Matteo, calciatore
·
Gilbert Facchinetti,
imprenditore
·
Massimo Lombardo, calciatore
·
Massimo Lorenzi,
giornalista
·
Sofia Milos, attrice
·
Mauro Martelli, pugile
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Lolita Morena, attrice (Miss Svizzera 1982)
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Marco Padalino, calciatore
·
Marco Pascolo, calciatore
·
Raimondo Ponte, calciatore
·
Denis Rabaglia, regista
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Eugenio Santoro, scultore
·
Emanuele Filiberto di Savoia,
principe e conduttore TV
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Franco Sbarro, imprenditore
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Deborah
Scanzio, sciatrice
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Enrico Scacchia, pugile
·
David Sesa, calciatore
·
Ciriaco Sforza, calciatore
·
Serge Trinchero,
calciatore
·
Jean-Yves Valentini,
calciatore
·
Fabrizio Zambrella, calciatore
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