Mer-el-Kebir
17 Molti disertori degli eserciti degli stati italiani si
rifugiarono in Algeria, dove la Legione straniera (nata nel 1831) contava nel
1833 un battaglione di italiani (Ch.-A. Julien, Histoire de l’Algérie
contemporaine, vol. I, PUF, Paris 1979 (I ed. Paris 1964), p. 271). In
seguito si contarono italiani tra i disertori della Legione che passarono dalla
parte di Abd el-Kader (Ivi, p. 272). Bisogna ancora ricordare che prima del
1861 non si può parlare propriamente di una ‘emigrazione italiana’ in un senso unitario,
di appartenenza nazionale.
19 Cit. da R.H. Rainero, Aspetti e vicende dell’emigrazione italiana in Algeria
dalle origini all’avvento del fascismo cit., p. 228. Questa cifra è fornita
anche dal «Giornale delle Due Sicilie» (n. 204, 1852), che traduce un articolo
del «Moniteur Algérien» sul censimento della popolazione del territorio algerino.
20 Leone Carpi (Delle colonie e
dell’emigrazioneitaliana all’estero, Milano 1881) proponeva una cifra
variabile tra 7.000 e 11.000: questa variabilità era dovuta da un lato alle
presenze stagionali, da un altro all’incertezza della nazionalità creata dalle
leggi francesi sulla naturalizzazione. Jules Duval (Histoire de l’émigration
européenne, asiatique et africaine au XIXe siècle, Paris 1862) afferma che
gli italiani erano circa 13.000 intorno al 1860.
21 V. Briani, Il lavoro italiano in Africa cit.,
p. 70.
22 Questa presenza, in particolare per la pesca del
corallo, rimontava a molto tempo prima della colonizzazione francese.
23 Ch.-A. Julien, Histoire de l’Algérie contemporaine cit.,
p. 242. Con una legge del 1887 i lavoratori italiani nel settore della pesca
che risiedevano in Algeria furono obbligati a prendere la nazionalità francese.
Tra il 1887 e il 1891, 4.752 italiani (per la maggior parte pescatori) furono
naturalizzati francesi (V. Briani, Il lavoro italiano in Africa cit., p.
69).
24 «Les Italiens (8.175) n’aimaient pas le travail de la
terre. Maçons
mués en tâcherons, ils avaient répondu, dès le début, parfois sans trop de
scrupules, aux besoins de la construction, puis avaient cherché les
petits métiers: domestiques, conducteurs de corricolo, bateliers ou, plus
profitablement, cantiniers, tenanciers de maisons garnies, restaurateurs ou
fabricants de pâtes alimentaires»
[Gli italiani [...] non amavano il
lavoro agricolo. Muratori trasformati in cottimisti, avevano fin dall’inizio
risposto, a volte senza molti scrupoli, ai bisogni della costruzione, poi avevano cercato i piccoli mestieri: domestici,
vetturini, barcaioli o, con maggior profitto, cantinieri, gestori di locande,
di ristoranti o fabbricanti di paste alimentari] (Ch.-A. Julien, Histoire de
l’Algérie contemporaine cit., p. 251). Questo brano di Ch.-A. Julien si
riferisce al censimento del 1847.
25 «Non conobbe un accrescimento spettacolare, benché il
suo volume aumentasse in occasione di ogni periodo di assunzioni nel settore
delle costruzioni e dei lavori pubblici» (Ch.- R. Ageron, Histoire de
l’Algérie contemporaine cit., p. 125).
26 V. Briani, Il lavoro italiano in Africa cit.,
p. 66.
27 Cfr. Ch.-R. Ageron, Histoire de l’Algérie contemporaine cit.,
p. 125.
28 «[Gli italiani] facevano aprire le cave, costruivano
forni per la calce, fabbricavano mattoni......
Ricordiamo
ancora che la maggior parte delle statistiche disponibili, basate sulla
quantità di passaporti rilasciati dalle autorità di polizia, non permette di
precisare la dimensione reale dell’emigrazione.
L’osservazione
di Romain H. Rainero, che si riferisce al caso algerino, secondo cui questa
emigrazione sfugge a qualsiasi controllo […] delle autorità italiane che
sembrano sempre alla ricerca di dati sulla consistenza della presenza italiana
nel paese e che sono costrette a procedere a stime, e solamente a stime, per
valutare la dimensione reale del fenomeno, può applicarsi alla totalità dei
paesi di arrivo.
Ricordiamo tra l’altro con Rainero che l’obbligo del
passaporto riguardava unicamente il capofamiglia, e che dunque non si può
sapere a quante persone realmente emigrate corrisponda un passaporto; che una
parte dell’emigrazione verso i paesi magrebini, soprattutto quella delle
regioni settentrionali, prendeva la strada della Francia e dei porti francesi,
e dunque non appariva nelle statistiche italiane come un’emigrazione ‘africana’;
che una parte dell’emigrazione era clandestina, soprattutto quella generata da
ragioni politiche, e dunque sfuggiva ai controlli e alle statistiche…
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