A mia madre
Socchiudo gli occhi, mamma, e ti rivedo seduta là nell’angolo in cucina col tuo lavoro a maglia o all’uncinetto con i tuoi occhiali e con la testa china. Socchiudo gli occhi e quando li riapro sento una fitta lacerarmi il cuore, non posso più vederti, né toccarti e mi riavvolge - perfido - il dolore. Lo strazio che perpetuo si rinnova quando il pensiero mio ritorna a te e mi chiedo perché te ne sei andata lasciando un vuoto immenso dentro me. Mi abbandono ai ricordi di bambina, ai giorni dell’infanzia spensierata e mi rivedo insieme ai miei fratelli nella piccola casa tanto amata. Tu che cantavi intenta alle faccende, che parlavi in dialetto veneziano, che ci seguivi attenta con lo sguardo, pronta, nel caso, a tenderci la mano. Ci hai tracciato la strada della vita scostando i sassi per non farci inciampare, amandoci con tanta dedizione come solo una mamma riesce a fare. Ci hai fatto grandi con tanta fatica, con pochi soldi ma con tanti affanni che tenevi segreti nel tuo cuore per non impensierire i nostri anni. Hai affrontato impavida le prove per te tenute in serbo dal destino e se la forza a volte ti mancava chiedevi aiuto al soccorso divino. Gli anni sono trascorsi lentamente, o troppo in fretta, a ripensarci ora. Vorrei tornare indietro con il tempo per rivederti e riabbracciarti ancora, per chiederti perdono dei miei sbagli, e ricevere in cambio il tuo sorriso, per riascoltare la tua cara voce e accarezzarti dolcemente il viso. Vorrei trovar conforto in un tuo abbraccio quando mi sento sola o preoccupata, rannicchiarmi sopra le tue ginocchia e sentirmi di nuovo coccolata. Lo vorrei, mamma cara, ma non posso, perché la dura legge della vita è che chi nasce, prima o dopo muore, e paga quindi la contropartita. Ma nel mio cuore serbo la speranza di ritrovarti ancora, oltre la morte e di correrti incontro, finalmente, quando sarà compiuta la mia sorte. Ti tenderò le mani sorridendo, e forte al cuore tuo mi stringerai, ed entrambe sapremo in quel momento che dopo non ci lasceremo mai. Delfina Ruocco Novembre 2007 |
lunedì 13 maggio 2013
Delfina Ruocco: A mia madre
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